Orazio Ariosti
Nato a Ferrara nel 1555, era nipote per via diretta del grande Ludovico: poco o niente si sa della sua gioventù (se non che nel 1576 doveva essere in prigione per una rissa), mentre è più chiaro il quadro dei suoi rapporti nel mondo delle lettere: fu amico di Giovan Mario Verdizzotti e del filosofo Francesco Patrizi da Cherso, e, in precedenza, di Tasso. Dal 1587 ebbe il grado di canonico; morì, prematuramente, nel 1593.
Proprio allo zio si lega a doppio filo la sua attività letteraria: da un lato quella di teorico, dall’altro quello di poeta epico. Se del secondo versante qualcosa si può leggere nello spazio dedicato all’Alfeo, sul primo vanno ricordate le Difese dell’Orlando furioso dell’Ariosto, una trentina di pagine ospitate nella celebre Apologia di Tasso del 1586, un volume miscellaneo nato con il fine di riassumere la polemica sorta con il poema ariostesco e assegnare la palma del successo al napoletano. Nelle Difese Ariosti prende in realtà una posizione mezzana: dopo aver scagionato l’Orlando furioso da alcune glosse di Camillo Pellegrino con argomentazioni tecniche meno capziose di quelle messe a punto da altri ben più celebri teorici intervenuti nella polemica, passa a una difesa della Gerusalemme liberata, validata sul fronte della sentenza, il tasto su cui la Crusca aveva pigiato con veemenza nel tentativo di distruggere il capolavoro tassiano. Ariosti indica così una preferenza stilistica per Tasso che gli sarà a lungo rimproverata da Verdizzotti, il quale nel corso di una nutrita corrispondenza cercherà, invano a guardare i risultati dell’Alfeo, di riportarlo al campo ariostesco.
Bibliografia
- G. Todini, Orazio Ariosto, in DBI, 4, 1962.
- G. M. Verdizzotti, Lettere a Orazio Ariosti, a cura di G. Venturini, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1969.
- F. Sberlati, Il genere e la disputa. La poetica tra Ariosto e Tasso, Bulzoni, Roma, 2001, pp. 263-269.