Alfeo

di Orazio Ariosti

titolo
Alfeo
autore
Ariosti, Orazio
data di pubblicazione
~
licenza
-
tratto da
Mas. Classe I 177
collocazione
Biblioteca Ariostea, Ferrara
pagina a cura di T. Artico

Iniziato intorno alla metà degli anni Ottanta (come deduce Venturini, che in tempi moderni ha riportato alla luce il testo dandone un’edizione), l’Alfeo non vide mai compimento: interrotto alla morte dell’autore nel 1593, risulta incompleto, fermo, all’altezza del canto XVI, al ritorno di Alfeo al campo dei federati islandesi, dopo una breve peripezia romanzesca. Nella prima parte del poema viene raccontata la preparazione di questa spedizione in armi, approntata per liberare il regno di Norvegia e restituire il trono al legittimo erede, Aldano, spodestato dalla matrigna e da una maga.
Ariosti con questo testo tentò, in maniera fallimentare (il poema non andò alle stampre, nemmeno in edizione parziale, ed ebbe un influsso minimo se non nullo nelle vicende del genere eroico), di innovare il canone della narrativa bellica, facendo confluire modalità tipiche del romanzo e dell’epica in un solo tronco narrativo. Così a una prima parte di viaggio, non virgiliano, bensì segnato dai più tipici procedimenti dell’erranza (caso, incontro) e non partecipe di nessun finalismo teleologico di marca epica, ne segue una seconda di stampo omerico, nella quale si passa presto dalla battaglia campale all’assedio. Anche le modalità con cui viene messa a punta questa seconda sezione del poema tentano un incrocio di forme: la quasi sconfitta degli islandesi, spinti durante l’ultima battaglie a difendersi fin sulle barche, non può che ricordare l’Iliade, e viene dettata proprio come nel precedente dall’assenza dell’eroe principale, che tuttavia si è allontanato dal campo non per motivi politici bensì per inseguire un’avventura.
Della labile preferenza per l’Orlando furioso espressa nel contesto della diatriba sulla primazia tra Ariosto e Tasso – posizione presa quasi per necessità e per amore familiare, visto che l’autore era nipote del sommo Ludovico – non si trova quasi traccia nel testo, al di là degli incipit moraleggianti: un’assenza che non sorprende a questa altezza, in cui il retaggio del poema ariostesco si faceva sempre più rado nella tradizione eroica.

Bibliografia

  • O. Ariosti, L’Alfeo, a cura di Giuseppe Venturini, Ferrara, Deputazione provinciale ferrarese di storia patria, 1982.
  • G. Venturini, La genesi dell’Alfeo di Orazio Ariosti e Il Torrismondo del Tasso, in «Studi urbinati di storia, filosofia e letteratura», 42 (1969), pp. 438-454.

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