Palermo liberato

di Tommaso Balli

Passato per i tipi di Maringo nel 1612, il Palermo liberato è, con buona certezza, il caso più vistoso di imitazione omerica del Seicento. La vicenda dell’Iliade, contaminata per accumulo con il modello tassiano, viene trasportata nella Sicilia di fine XI Secolo: vi si racconta, con scialo di situazioni e topoi classici, della conquista di Palermo, ultimo baluardo della resistenza saracena sull’isola, da parte di Ruggiero il Normanno del 1072.
La presenza di Boemondo, figlio di Roberto e dunque nipote di Ruggiero, inserisce di diritto il testo nel così detto «ciclo tassiano», da cui viene ingiustamente dimenticato: l’eroe normanno vi compare come nuovo Achille sulle cui spalle gravano le sorti del campo, in maniera diversa dunque dal ruolo che ha nell’Antiochia difesa di Giovan Leone Sempronio. La presenza di altri personaggi della Gerusalemme liberata (uno su tutti: Solimano) e l’imitazione profonda del modello ne fanno a tutti gli effetti un rappresentante del «ciclo», non certo il peggiore. La dimenticanza di questo poema dal panorama dell’epica barocca si associa ad una sfortuna critica plurisecolare, che ha come esito ultimo le recenti indagini svolte sul corpo del testo, del tutto insufficienti e sterili, ancora contaminate dai pregiudizi di fine Ottocento, per quanto di oltre un secolo posteriori.
Il Palermo liberato presenta, a differenza di ciò che, purtroppo, ne è detto, molti aspetti di pregio (una versificazione, ad esempio, non banale), e una certa precocità nell’assimilazione del modello tassiano, fin lì mai veramente ripreso in maniera seriale. Il gusto tipicamente barocco per la stratificazione delle fonti (per un esempio basti guardare la favola, che fonde istanze tassiane e omeriche) si manifesta con anticipo significativo rispetto all’Adone, a testimonianza di una precocità e di una importanza non irrilevanti.

Bibliografia

  • V. Munafò, Cultura e letteratura nei poemi degli epigoni della «Gerusalemme liberata». Errico, Balli, Nozzolini, tesi di dottorato discussa presso l’Università di Sassari, a.a. 2007-2008, relatori G. Rando, A. M. Morace, pp. 34-46.

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