Palermo liberato
di Tommaso Balli
Passato per i tipi di Maringo nel 1612, il Palermo liberato è, con buona certezza, il caso più vistoso di imitazione omerica del Seicento. La vicenda dell’Iliade, contaminata per accumulo con il modello tassiano, viene trasportata nella Sicilia di fine XI Secolo: vi si racconta, con scialo di situazioni e topoi classici, della conquista di Palermo, ultimo baluardo della resistenza saracena sull’isola, da parte di Ruggiero il Normanno del 1072.
La presenza di Boemondo, figlio di Roberto e dunque nipote di Ruggiero, inserisce di diritto il testo nel così detto «ciclo tassiano», da cui viene ingiustamente dimenticato: l’eroe normanno vi compare come nuovo Achille sulle cui spalle gravano le sorti del campo, in maniera diversa dunque dal ruolo che ha nell’Antiochia difesa di Giovan Leone Sempronio. La presenza di altri personaggi della Gerusalemme liberata (uno su tutti: Solimano) e l’imitazione profonda del modello ne fanno a tutti gli effetti un rappresentante del «ciclo», non certo il peggiore. La dimenticanza di questo poema dal panorama dell’epica barocca si associa ad una sfortuna critica plurisecolare, che ha come esito ultimo le recenti indagini svolte sul corpo del testo, del tutto insufficienti e sterili, ancora contaminate dai pregiudizi di fine Ottocento, per quanto di oltre un secolo posteriori.
Il Palermo liberato presenta, a differenza di ciò che, purtroppo, ne è detto, molti aspetti di pregio (una versificazione, ad esempio, non banale), e una certa precocità nell’assimilazione del modello tassiano, fin lì mai veramente ripreso in maniera seriale. Il gusto tipicamente barocco per la stratificazione delle fonti (per un esempio basti guardare la favola, che fonde istanze tassiane e omeriche) si manifesta con anticipo significativo rispetto all’Adone, a testimonianza di una precocità e di una importanza non irrilevanti.
Bibliografia
- V. Munafò, Cultura e letteratura nei poemi degli epigoni della «Gerusalemme liberata». Errico, Balli, Nozzolini, tesi di dottorato discussa presso l’Università di Sassari, a.a. 2007-2008, relatori G. Rando, A. M. Morace, pp. 34-46.
Sinossi opera non trascritta
- Canto I per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Proemio (1–4) Ruggiero è accampato fuori da Palermo con un poderoso esercito, ma non è ancora riuscito, dopo tre anni, nell’espugnazione (5–13) Ruggiero convoca il consiglio di guerra: propone di attaccare le mura, visto che gli assediati hanno fatto lega con Turchia e Marocco (14–24) Tutti esultano, ma Roberto il Guiscardo suggerisce di preparare un piano d’attacco, Aimar conferma questi detti e propone di rinforzare il vallo (25–38) Sopraggiunge Battumeno, con notizie importanti dal regno di Tunisi recate da un suo congiunto, Nichele (39–44) Nichele racconta la propria storia: è stato messo a morte dal suo re per colpa di false accuse dei cortigiani, ed è stato salvato da sua moglie, dopo di che è fuggito e ha trovato ricovero presso la corte di Ruggiero (45–82) Ruggiero lo accetta a corte, non sa che questi è spia dei musulmani (83–89) Ruggiero tiene mensa, chiede a Nichele di raccontare che esercito stia preparando il suo re (90–93).
- Canto II per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Nichele enumera l’esercito confederato: Abdulmenen, re di Tunisi, può contare sull’appoggio del califfo d’Egitto e di Belfer, signore della Battriana (1–13) Al cospetto di Abdulmenen Nichele ha visto la rassegna dell’esercito: è un campo praticamente infinito, pronto a muoversi (14–55) Ruggiero fa coraggio ai suoi uomini, congeda Nichele (56–61,2) Roberto esprime dubbi sulla sincerità di Nichele, consiglia di mandare spie a valutare le forze del nemico; Aimar conferma la bontà di questo detto (61,3–68) Sopraggiunge l’eremita Angerio, mette in guardia Ruggiero dal pericolo (69–73) Serlon, aizzato dal demone Beleal, prende le difese dell’amico Battumeno, la cui lealtà è messa in dubbio: Ruggiero congeda tutti (74–88).
- Canto III per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Dio guarda la situazione dei cristiani, decide d’intervenire in loro favore: convoca San Giorgio e lo manda in terra (1–6,6) San Giorgio scaccia Beleal, poi si reca in visione da Ruggiero, lo rassicura sull’esito della guerra ma lo mette in guardia circa la potenza del nemico: gli consiglia di mandare ambasciatori a Roma a chiedere aiuti (6,7–29) Roberto nel consiglio di guerra propone di andare a chiedere aiuti a Roma, Ruggiero lo invia come messo (30–33) Aimar consiglia di rafforzare l’accampamento e di chiudere ogni porta (34–40) Roberto parte, Ruggiero mette all’opera gli sterratori per aumentare le difese del vallo e fa fare ai soldati esercitazioni (41–50,4) Nichele osserva la scena, chiede a Battumeno chi siano gli eroi del campo (50,5–90) Nichele e Battumeno proseguono il loro giro per il campo, Nichele studia le fortificazioni e le macchine da guerra (91–110).
- Canto IV per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Apocaro rivede le difese della città (1–7) Raduna il consiglio, li sprona a uscire a battaglia (8–20) L’esercito si raccoglie nella piazza centrale, Apocaro dà il comando a Belcane (21–27) Apocaro incita alla battaglia (28–41,4) Breve rassegna dei capitani saraceni (41,5–57) Storia di Dorichino e della sua amata Emirene (58–89).
- Canto V per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Emirene si lamenta fino a che sviene (1–14) La soccorre Fatima, sorella di Apocaro, che le ricorda il contegno regale (15–25) Emirene raggiunge Dorichino sulla porta, gli dona un copricapo (26–40) Belcane conduce l’esercito fuori dalle mura, Apocaro guarda da una torre circondato dai suoi anziani consiglieri (41–51) Belcane giunge in vista del campo avversario, viene affrontato fuori dal vallo dalla schiera di Enrico: viene a duello con il loro duce e lo uccide (52–67) I Saraceni fanno strage, ma intervengono i palermitani Uberto e Ermanno a frenarne la foga (68–84) I cristiani riversano una pioggia di dardi sui saraceni, Belcane sprona lo stesso i suoi uomini all’attacco, Ermanno gli si fa incontro ma viene disarcionato, e la stessa sorte spetta a molti altri, mentre Uberto si rende prigioniero (85–114) Ermanno riesce a riparare la sua schiera nel vallo (115–116).
- Canto VI per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Ruggiero arringa i suoi uomini (1–6) Su sprone di Boemondo li conduce contro Belcane, che sta assaltando il muro (7–15) Belcane è salito sul muro, ma vista la piazza piena di armati ha deciso di ritirarsi (16–25) L’impeto saraceno prosegue, Ruggiero conduce in campo aperto l’esercito (26–31) Boemondo affronta Belcane e lo ferisce, ma il duello viene interrotto da una schiera di pagani (32–46) Ruggiero giunge dove Tamete sta dirupando il muro, e lo ricaccia indietro (47–62) Altrove i mori, seguendo Bettuno, sono riusciti a penetrare le difese e stanno bruciando le tende, accorre Gerniero a tamponare (63–71) Sopraggiunge Aimaro e li ricaccia indietro, Bettuno lo ferisce ma è ferito a sua volta, Gerniero cavallerescamente lo salva da morte certa e lo prende prigione (72–85) La battaglia si mischia, Boemondo compie valorose imprese (86–108) Belcane soccorre i suoi benché ferito (109–114) Serlone affronta Dorichino e lo uccide, gli sottrae una collana; cala la notte e finisce la battaglia (115–126).
- Canto VII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- L’esercito pagano rientra in città, Belcane mente alla sorella Emirene e le dice che Dorichino è disperso, non morto (1–7,4) Disperazione di Emirene (7,5–16) Fatima la invita a mantenere un contegno regale, quindi le consiglia di mandare qualcuno a controllare che magari non sia stato ferito o fatto prigione (17–31) Si offre il giovane Eufile, e quindi il suo amico Acerre (32–42) Giungono, guidati da un raggio lunare, in prossimità delle tende (43–53) Incontrano un cavaliere e si fingono cristiani, entrano con lui nel vallo, scoprono dalle sue parole che Dorichino è morto e che al campo è presente Nichele (54–65) Si recano alla sua tenda, il traditore dà loro un cartiglio in cui sono scritte le istruzioni per un agguato notturno, loro escono dal campo (66–81) Trovano il corpo di Dorichino grazie alla luce di una stella, lo caricano su uno scudo (82–95).
- Canto VIII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Emirene si dispera, passa la notte in angosce (1–8,4) All’alba sale su una torre, ma il sole le si presenta velato di nubi (8,5–15) Vede i due messi portare il cadavere (16–22) Il re lo piange, Belcane giura di vendicarlo su Serlone (23–31,4) Apocaro convoca i due messi, che gli raccontano di Nichele e gli porgono il cartiglio (31,5–38) Emirene si abbandona alla disperazione, e decide di morire (39–60,4) Fatima cerca di dissuaderla, ma invano: durante il rito funebre si uccide con un pugnale (60,5–73) I due amanti vengono sepolti in una magnifica arca (74–77).
- Canto IX per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Roberto giunge presso il lido napoletano, Satana decide di fermare il viaggio fabbricando un eden dove i cavalieri si dimentichino dei loro compiti (1–10) Due sirene, nude, invitano i cavalieri ad abbandonarsi all’amore: i cristiani si addormentano (11–22) Roberto si accorge dell’inganno e dice a tutti di turarsi le orecchie, ma non fa in tempo che viene colto anche lui dal sonno (23–25) San Giorgio mette in fuga le sirene, apostrofa Satana e risveglia i cristiani (26–38,4) Roberto dà le vele al vento, giunge a Roma, dove è accolto festosamente dal Papa: si scambiano reciprocamente doni (38,5–58) Roberto compie l’ambasciata, chiede aiuto militare (59–86) Il Papa comanda ai veneziani di intervenire in favore dei Normanni, poi regala un gonfalone a Roberto (87–98).
- Canto X per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Processione del Papa e del clero, viene consegnato ufficialmente lo stendardo a Roberto (1–9) Il Papa dona un’armatura a Roberto da consegnare a Ruggiero (10–15) All’invito del pontefice rispondono tutte le città d’Italia, che mandano un enorme contingente (16–73) Si imbarcano su una poderosa flotta e partono (74–80).
- Canto XI per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Plutone convoca il concilio infero, sprona i suoi ministri a turbare le sorti dei cristiani (1–23) La maga Eneride riceve l’ordine di fermare la flotta, crea un palazzo bellissimo in prossimità di un approdo, e manda una tempesta per mare (24–35) La flotta getta l’ancora, i capitani vengono invitati al palazzo di Eneride e accettano, si recano al meraviglioso ostello (36–70) Eneride conduce i capitani in un tour del palazzo e del giardino (71–92,4) Dopo aver banchettato, grazie ad un liuto trasforma i capitani in animali e le navi in ninfe (92,5–98).
- Canto XII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Satana vede Roberto veleggiare verso Palermo, invia i propri demoni a turbare il mare (1–9) Si scatena una tempesta, Roberto prega Dio ma la furia delle acque non si placa (10–22,4) Dio placa la tempesta (22,5–28,4) Roberto, Matelda, Corrado e Averardo giungono a Itaca, sono accolti dalla moglie di Ruggiero in uno splendido palazzo (28,5–46) Roberto nutre invidia per il fratello, nottetempo gli si presenta il demone Beleal con le sembianze di Drogone, suo fratello ucciso da mano ignota, e gli consiglia di prendere il regno del fratello (47–54) Roberto si fa mandare rinforzi dalla Puglia e mette a sacco varie città del fratello: Enemburga manda messaggi al marito chiedendogli di rientrare in patria (55–68) Ruggiero, ricevuto il messaggio, prepara le truppe alla partenza, Boemondo si arma per impedire che ciò accada (69–75).
- Canto XIII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Ruggiero convoca il consiglio di guerra, comunica il tradimento di Roberto e la sua imminente partenza: ai suoi uomini chiede di difendere il vallo (1–22) Aimaro concorda sul piano e si dice disponibile a prendere il comando del campo (23–31,4) Boemondo prende la parola, chiede che il padre non sia giudicato senza difesa e disapprova il progetto di smembrare l’esercito, infine minaccia di dare vita a una guerra civile (31,5–50) Ruggiero rimprovera Boemondo e lo taccia di ingenuità, in risposta Boemondo estrae il pugnale: viene fermato solo da un intervento di Sant’Agata, che evita l’assassinio, ma il giovane sfida a duello lo zio (51–61) Serlone riprende Boemondo per gli insulti e il gesto (62–68,6) Si reca poi da Ruggiero, che chiede consiglio sul da farsi: suggerisce a Ruggiero di dissimulare il proprio sdegno e, sul piano pratico, di mandare Aimaro a parlamentare con Roberto e di aspettare che Boemondo si plachi; Ruggiero esegue (68,7–89) Boemondo esce dal campo con la sua schiera (90–91).
- Canto XIV per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Nichele viene allertato da un demone dell’offensiva notturna degli assediati, gli consegna una polvere infiammabile con cui bruciare le macchine (1–8) Aletto porta in città la notizia della dipartita di Boemondo e dell’arrivo dell’avanguardia di Abdulmeneno (9–11) Assangurre giunge in vista della Sicilia, guida l’avanguardia turca all’assalto notturno (12–31) Si accenda una mischia furibonda, i Turchi fanno strage di cristiani (32–40) Assangurre uccide Elleno, che cercava di riorganizzare le difese (41–54,6) Entrano in battaglia Ruggiero e i maggiori capitani (51,7–65) Nichele libera Bettuno, insieme ardono le macchine cristiane (66–73) Belcane si muove dalla città, Ruggiero se ne avvede e manda Serlone ad affrontarlo, vengono a duello singolare (74–85) Bettuno ingaggia battaglia presso le navi con Gardo (86–109) I saraceni si ritirano, ma Assangurre infiamma le navi che facevano anello a bloccare l’accesso al porto (110–118).
- Canto XV per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Il campo comincia a mettere in dubbio l’autorità di Ruggiero (1–5,4) Ruggiero tiene un discorso di incoraggiamento ai capitani, che lo apprezzano (5,5–11) Aimaro suggerisce uno stratagemma per mettere a tacere le voci di sedizione dei soldati: fingere una ritirata e adescare così il nemico a battaglia, per mettere gli uomini di fronte al pericolo (12–17) L’esercito si prepara ad abbandonare il campo, i musulmani escono dalla città in armi: i cristiani si preparano a sostenere l’urto (18–32) Le due cavallerie si incontrano, ne nasce una battaglia tra i più forti capitani dei due campi (33–74) Le fanterie entrano nella mischia e portano disordine, Belcane le affronta con una squadra di cavalieri, uccide il bellissimo Riccardo (75–95) Mentre il fiore dei due eserciti si sta affrontando cala la notte, e Ruggiero riduce i suoi nel vallo (96–98).
- Canto XVI per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Ruggiero fa stringere il vallo, poi raduna il consiglio: manda Vercello a chiedere una tregua per seppellire i morti a Apocaro, Serlone da Boemondo e Aimaro, che parte nottetempo, da Roberto (1–14) Il giorno dopo Vercello porta l’ambasciata a Apocaro: chiede sei giorni di tregua per dare sepoltura ai caduti (15–37) Apocaro chiede consiglio: Assangurre propone di riprendere immediatamente le operazioni militari, Belcane approva, ma il vecchio Larcone dissente, e sostiene che sia un errore attaccarli ora, rischiando di riportare Boemondo nel conflitto (38–55) Apocaro e il consiglio approvano questa proposta, si concede la tregua (56–60) Si comincia l’opera di selezione dei cadaveri, tra i becchini c’è Perennio, che visto il cadavere del figlio muore di dolore (61–77) Si danno i corpi della soldataglia al rogo funebre (78–82) Ruggiero rafforza le difese (83).
- Canto XVII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Battumeno chiede licenza a Ruggiero di venire a singolar tenzone con Nichele: si manda l’ambasciata e il pagano accetta la sfida (1–16) Serlone, in compagnia di Angiero, si reca da Boemondo, e gli chiede di tornare al campo, promettendogli la Sicilia conquistata in pegno: Boemondo risponde con ira (17–31) Angerio gli ricorda i suoi compiti verso Cristo e verso i suoi compagni (32–48) Boemondo, placato nell’ira, spiega il motivo della sua costanza nel rifiuto: il padre è in guerra con Ruggiero, e finché i due non si pacificheranno lui non potrà tornare al campo (49–59) Il giorno dopo, all’alba, i due sfidanti vengono a duello: un angelo interviene in difesa di Battumeno, che uccide Nichele (60–80,4) Mentre lo sta spogliando, viene colpito da una freccia scagliata da un pagano e muore (80,5–86) Serlone sprona i cristiani alla vendetta, ne nasce una zuffa, Serlone cerca di recuperare il corpo di Battumeno: Ruggiero interviene e ordina la ritirata (87–98).
- Canto XVIII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Plutone manda il Sonno da Belcane (1–14) Il Sonno si reca dall’eroe pagano, gli consegna una spada infera e lo affretta ad armarsi (15–19) Belcane mostra la spada ad Apocaro e racconta del sogno, il re comanda che l’esercito si prepari (20–30,2) Belcane schiera l’oste e la incita alla battaglia (30,3–42) Serlone chiede di portare la battaglia in campo aperto, Ruggiero nega e opta per una difesa del muro: su pressione di Serlone concede che un’avanguardia venga a scaramucce sotto il muro, ma che si ritragga in fretta alla carica dei pagani (43–60) I cristiani si schierano davanti al muro, Assangurre vede lo svantaggio pensa a come portarli in campo aperto (61–64) Belcane invia un suo astuto servo, travestito da cristiano, ad aizzare Serlone, che cede alle lusinghe e spinge avanti l’esercito, e insegue i pagani in una finta fuga (65–79) Viene a duello con Belcane: la sua spada si infrange su quella infernale dell’avversario e si rompe, Belcane lo finisce disarmato (80–98) Belcane dà l’assalto al muro, sale con una scala e così fanno molti dei suoi uomini, ma San Giorgio invia una tempesta che mette in fuga i pagani (99–116).
- Canto XIX per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Boemondo prega per la salvezza del campo (1–4) Le preghiere salgono a Dio, che si sveglia e ordina un nuovo ordine di cose per i cristiani (5–19) San Michele si presenta in sogno a Boemondo con le fattezze di Serlone ucciso, lo sprona a tornare in guerra (20–27) Poi gli mostra l’empireo: nel cielo di Venere incontra suo zio Guglielmo, che gli mostra le stragi dei pagani e lo invoglia a tornare, pentito del suo sdegno, in guerra (28–48) Nel cielo di Marte incontra Costantino, che gli predice la crociata, e l’angelo Samale, che rende fatato il suo corpo (49–66) Infine vede il cielo di Giove e l’empireo (67–77) All’alba due messaggeri portano a Boemondo la notizia della morte di Serlone: lui prende l’armi e torna al campo, chiede e ottiene perdono da Ruggiero, si celebrano i funerali (78–106) La Fama giunge in città, tutti sono atterriti del ritorno di Boemondo e meditano la fuga; Belcane riceve un’armatura infernale effigiata con le imprese dei musulmani (107–120).
- Canto XX per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Michele si reca in Calabria da Gioachino, gli dà il compito di portare Roberto in tour per gli inferi così che rinsavisca (1–6) Gioachino giunge velato da una nube mentre Aimaro espone le ragioni di Ruggiero a Roberto: Roberto conferma di voler proseguire, per ragion di Stato, nella sua impresa ai danni del fratello (7–31) Gioachino si rivela e smaschera la sua invidia, gli predice un futuro infausto se prosegue nei suoi intenti: Roberto non si smuove (32–37) Decide allora, assieme ad Averardo, di portarlo agli inferi: prima li fa montare su un carro magico, e predice loro il futuro delle due casate (38–84) Lode di Cosimo de Medici (85–93).
- Canto XXI per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Sotto la scorta di Gioachino i due cavalieri giungono alle bocche dell’Inferno sulla cima dell’Etna, e si inoltrano (1–3) Plutone teme un nuovo assalto al suo regno, e fa suonare le trombe, Michele rincuora i tre visitatori (4–16) Michele mostra le pene dei dannati: passano in rassegna le prime due bolge (17–41) Quindi la terza (42–58) Giungono a Dite, Michele incatena Plutone e lo getta in un profondo fosso (59–98) Ammirano poi il palazzo abitato dagli imperatori pagani (99–121,6) Vedono i Papi malvagi, Gioachino ne interroga uno, che gli racconta le abiezioni del Papato (121,7–138) Vedono poi il palazzo abitato dai comandati musulmani: Michele predice quali saranno i più famosi dell’età moderna (139–169) Dopo aver visto la balena che porta sete di regni trovano il palazzo con i principi cristiani ingiusti (170–175) Giungono al purgatorio e quindi tornano alla luce del mondo (176–187).
- Canto XXII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- I tre pellegrini, usciti dalla grotta, trovano il carro: vi salgono e Michele li guida in visita al nuovo mondo, di cui profetizza la scoperta da parte di Colombo (1–21) Passano l’oceano e sorvolano la Spagna, Michele profetizza la grandezza dei re d’Asburgo (22–41,2) Passano sopra la Francia, ricordata per le guerre civili (41,3–50) Infine sorvolano l’Italia, giunti al campo vi lasciano Roberto (51–58,4) Averardo prosegue, giunge all’isola di Emirena, viene ammaestrato da Michele su come liberare i cavalieri tramutati in bestie (58,5–73) Gioachino allaccia il filo, Averardo si spinge nel giardino: supera un mostro simile ad Argo grazie allo specchio, urta poi in un mirto, che con voce umana gli consiglia di allontanarsi (74–84) Emirena cerca di sedurre Averardo ma fallisce, allora con la magia gli aizza contro gli animali, ma lui sfodera lo specchio e li tramuta di nuovo in uomini (85–96) I cristiani prendono il mare, Emireana scompare su un carro volante (97–99).
- Canto XXIII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Santa Ninfa consegna a Boemondo un brando fatato, che lui immediatamente cinge (1–8) Si reca da Ruggiero per spronarlo a portare le genti in campo: il consiglio approva (9–15) Boemondo incoraggia gli uomini in vista della battaglia (16–26) I due eserciti escono dai ripari e vengono a contatto, Boemondo tramortisce Assangurre e lo atterra (27–38) Ferisce Solimano e uccide sul colpo Ducato (39–50) Belcane fa strage, lo affronta Ermanno, che dopo lo scontro con la lancia gli getta addosso un enorme macigno, stordendolo (51–67) Al centro Ruggiero mette alle strette i pagani, Belcane si riprende ma i suoi uomini gli impediscono di andare di nuovo incontro a Boemondo, che dovunque passa porta morte (68–91) I pagani si ritirano in disordine, per inseguire Belcane Boemondo giunge alle porte, uccide i due guardiani e si ritrova chiuso nella città: fa strage immensa di pagani, finché interviene il vecchio Apocaro con la sua schiera e lo costringe ad abbandonare il campo (92–127).
- Canto XXIV per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Belcane si duole della sconfitta subita e della propria codardia, fa voto di abbandonare le armi fatate e si propone di morire (1–8) Si addormenta e gli compare in sogno Emirene, che lo riprende e lo invita a mostrare il suo coraggio (9–16) All’alba i cristiani si schierano di fronte alla città: Apocaro vorrebbe difendere le mura, ma cede a Belcane e Assangurre che vogliono lo scontro campale (17–27) Boemondo carica con la cavalleria e insulta Belcane, il pagano non sa decidersi se accettare la disfida o ritirarsi: un demone lo aizza a venire a tenzone (28–40) I due eserciti fanno piazza, Belcane e Boemondo vengono a duello: il cristiano ha la meglio (41–54) In punto di morte Belcane chiede che si ritorni il suo corpo ad Apocaro, Boemondo acconsente (55–59) I cristiani festeggiano il vincitore, Apocaro elegge due ambasciatori per andare a richiedere il corpo (60–67) Il giorno seguente i due messi si recano al campo cristiano, chiedono a Boemondo di essere pietoso e lasciargli il cadavere di Belcane (68–82) Boemondo concede alla richiesta, la salma di Belcane giunge in città ed è pianta da Fatima (83–101) Ruggiero organizza i giochi (102).
- Canto XXV per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Roberto riconsegna le città sottratte al fratello, fa i preparativi per la partenza (1–7) Corrado non vuole partire, si dichiara a Erida, figlia di Enemburga, che lo ricambia: gli chiede di non morire in guerra e tornare da lei (8–32) L’armata parte, all’altezza delle Eolie incontrano la flotta veneziana che trasporta gli alleati italici (33–36) Abdulmeneno viene incitato da un demone a partire, riceve Gardo che è di ritorno da Palermo e porta notizie rassicuranti (ma ormai vecchie) sullo stato dell’assedio: Abdulmeneno fa sciogliere le vele al vento (37–54) Roberto e gli italiani giungono al campo, vengono accolti fastosamente e condotti a mensa (55–74).
- Canto XXVI per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Assangurre chiede ad Apocaro di poter portare il proprio contingente fuori dalle mura ed assalire alle spalle i cristiani (1–13) Assangurre spinge il suo campo oltre le linee dei cristiani, Ruggiero non muove tutto l’esercito ma solo un’ala di cavalleria, che fa qualche prigioniero (14–23) Venuti a conoscenza della partenza di Assangurre, e pensando che sia dettata da paura, i cristiani si predispongono all’assalto per il giorno dopo (24–28) All’alba i cristiani si schierano, Apocaro rivede le difese mentre i cristiani si avvicinano (25–43) Parte l’assalto al muro, le macchine si appressano e lo scuotono, Svedivallo è ucciso con un dardo da Afrodisio (44–66) Ruggiero fa avanzare le torri mobili, dalla città ne oppongono di simili: Boemondo ne incendia una che sta procurando affanno ai cristiani con un immenso pino (67–77) La flotta è riuscita a entrare nel porto e a salire sulle mura (78–84) Assangurre assalta alle spalle il vallo cristiano: Ruggiero suona la ritirata per difendere il presidio, ma non trova il pagano, che si è già ritirato (85–98) Ruggiero nottetempo convoca il consiglio: si decide di inviare Averardo a fronte di Assangurre e di proseguire nell’assalto al muro (99–105).
- Canto XXVII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Abdulmeneno giunge in Sicilia, si accampa vicino Marsala: riceve Assangurre, che gli spiega lo stato delle cose (1–8) Raduna il consiglio: Assangurre consiglia di tagliare i rifornimenti ai cristiani e di aspettare, visto che sono invincibili in campo aperto; Mussen chiede battaglia, Orsmida suggerisce una via di mezzo tra le due cose (9–38) Ruggiero, prevedendo il pericolo, manda a presidiare le città vicine e rafforza il vallo (39–43,2) Abdulmeneno manda due ambasciatori a Ruggiero: Chemino offre, astutamente, pace o guerra (43,3–65) Ruggiero gli risponde che non abbandonerà l’impresa, e che il suo re non ha diritti sulla Sicilia per imporre una pace (66–70) Albiazzar risponde iracondo a Ruggiero, che lo invita a venire a battaglia (71–74,6) I due ambasciatori fanno ritorno, Abdulmeneno fa muovere tutta l’oste (74,7–78).
- Canto XXVIII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Apocaro premia gli arditi e imprigiona i vili: tra questi finisce, ingiustamente, Eufino (1–3) Eufile in prigione dialoga con il cristiano Uberto, che lo converte al cristianesimo: decide di ripagarlo liberando tutti i cristiani prigionieri (4–57,6) Eufile viene tratto di prigione da Acerre, che ha interceduto presso il re, e vestito per entrare a battaglia: salito sul muro vede l’immenso esercito di Abdulmeneno (57,7–63) Ruggiero ha schierato i suoi, non per venire a battaglia ma per difendersi e tentare qualche piccolo scontro d’avanguardie (64–72) Attaccata per mare, la scaramuccia diventa presto una zuffa, ma cala la notte a sedarla (73–80) Abdulmeneno raduna il consiglio: Assangurre dice che ormai non possono più applicare la tattica che consigliava e quindi tanto vale attaccare; tutti sono d’accordo (81–88,6) Tra i cristiani Aimaro vorrebbe ridurre alla fame il nemico, Gozzolone sprona invece a combattere: il suo parere prevale (88,7–104).
- Canto XXIX per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- San Giorgio sveglia Ruggiero, lo invita ad affrettarsi alla battaglia e a pregare Dio: Ruggiero esegue (1–10) Schiera l’esercito, altrettanto fanno Apocaro e Abdulmeneno: i capitani incoraggiano il proprio stato maggiore (11–36) Si accende la battaglia, la schiera degli elefanti rompe le righe e si riversa sull’esercito pagano (37–49) Prime cariche di cavalleria, Matelda mostra tutto il suo valore compiendo gesti incredibili (50–59) Boemondo, dopo aver ucciso un elefante, affronta Assangurre: lo stende a terra con un colpo di piatto, in sua difesa accorre Solimano (60–81) Gli schieramenti vengono a contatto anche al centro, dove combattono Ruggiero e Abdulmeneno: (82–95) Roberto compie belle gesta (96–102) Abdulmeneno con i suoi rompe al centro ingaggiando battaglia presso il gonfalone cristiano: porta grande strage (103–119) Per mare le cose si stanno mettendo male, i cristiani sono aggirati dalla flotta africana (120–125) Ruggiero ripiega dove Abdulmeneno sta aprendo le sue schiere, i due si affrontano: il duello è aspro, viene interrotto dalla calca (126–131) Matelda viene messa alle strette (132–142) Boemondo, dall’altra parte, sta dando la rotta ai Turchi: Solimano non basta a contenerne la fuga (143–156) Dopo averli messi in fuga torna verso Ruggiero, sbaraglia gli ordini di Abdulmeneno (157–169,4) Ruggiero prega Dio che conceda la vittoria, San Giorgio gli mostra la schiera degli angeli che combatte al fianco dei cristiani; i pagani si ritirano (169,5–181).
- Canto XXX per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Su consiglio di Roberto, si decide di attaccare nottetempo la città con un piccolo contingente (1–8) Ruggiero penetra in città e uccide la guardia, manda Ermanno travestito da arabo ad accertarsi delle forze nemiche (9–27) Eufile libera i prigionieri cristiani che si riuniscono con Boemondo e fanno strage dei dormienti combattendo strada per strada (28–37) Belcane si mostra in sogno a Bettuno, lo esorta a fuggire dalla strage, lui si precipita al palazzo regale (38–48) Apocaro appresta l’ultima e disperata difesa, sopraggiunge Ermanno (49–53) Ruggiero, avvisato da Ermanno, assalta il palazzo, i pagani si difendono con ogni mezzo: sul fare dell’alba le difese sono allo stremo, Bettuno viene stordito da Boemondo (54–80) Boemondo apre le porte del palazzo, Uberto uccide Apocaro che tenta l’estrema difesa (54–102) Vinta ogni resistenza, Ruggiero depone le armi e si reca al tempio a ringraziare Dio (103–104).