Il Costante
di Francesco Bolognetti
Edito una prima volta nel 1565, in otto libri, probabilmente per saggiare il mercato librario e in maniera concreta il giudizio del mondo intellettuale, il Costante ebbe una seconda edizione a distanza di un anno, stavolta in sedici libri. L’incremento, non dappoco, tuttavia non fu sufficiente a portare a compimento l’opera, la cui vicenda compositiva ha il suo momento conclusivo nei venti canti conservati manoscritti alla Biblioteca Capitolare di Toledo.
Nella versione veneziana, di cui si è tenuto conto in questa sede, il poema appare come una lunghissima dilazione di quello che dovrebbe essere il contenuto principale, sarebbe a dire la liberazione dell’imperatore Valeriano, prigioniero di Sapore re di Persia, da parte di Ceonio Alboino, detto Costante: basti pensare che la spedizione tocca le coste dell’Asia all’inizio del canto XV, il penultimo. Sul modello del Girone di Alamanni, il tessuto narrativo viene farcito con episodi, connessi al filo principale in maniera labile e per lo più secondo tipologie cavalleresche, di tipo edificante e precettistico, nei quali in particolare si esalta il protagonista come nuovo Alcide uccisore di tiranni ed eroe civilizzatore. Il rapporto tra Costante ed Ercole, sottolineato più volte in maniera esplicita e implicita (l’uccisione del tiranno Mena, custode dei terribili cavalli di Diomede ne è forse l’esempio più lampante), fa del testo l’allegoria di un progetto etico e politico comune con l’Ercole di Giraldi, che pone l’accento sull’eliminazione del «mostro» dell’assolutismo.
Il poema di Bolognetti, complice anche l’incompiutezza, accese intorno a sé discussione molto limitata (se ne trovano brevi accenni nei Discorsi tassiani, in merito all’angelologia, mentre un più vivo interesse si registra nel contesto municipale, dove godette anche di un commento), pur essendo ricco di spunti non solo per la tradizione più prossima (Tasso) ma ancora per il Seicento, con Marino che ne farà un uso discreto nel suo Adone.
Bibliografia
- A. Fano, Bricciche cinquecentesche. Il Costante di Francesco bolognetti e le critiche di Girolamo Muzio e di Sperone Speroni, Padova, Tipografia Randi, 1911.
- A. N. Mancini, Funzione e tattica del meraviglioso nel «Costante» di Francesco Bolognetti, in Studies in the Italian Renaissance. Essays in memory of Arnolfo B. Ferruolo, edited by G. Biasin, A. N. Mancini, N. J. Perella, Sen, Napoli, 1985, pp. 181-207.
- S. Jossa, La fondazione di un genere. Il poema eroico tra Ariosto e Tasso, Roma, Carocci, 2002, ad indicem.
Opera e sinossi
stampa TEI lite criteri di trascrizione
- Prefazione e tavola storica per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Libro I per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Proemio (1–3). Costante, rimasto da solo sul campo di battaglia, viene raggiunto da Venere e trasportato a Roma su un carro volante (4–21). Costante informa Galeno della cattura del padre per mano dei Persiani e assicura la sua successione al trono, poi rincuora il popolo (22–36). Galeno incarica Costante di organizzare e comandare la spedizione di soccorso a Valeriano, si raccoglie un immenso esercito (37–43). Costante riceve la visita dell’amico Sereno, che gli narra come è scampato al massacro dei Persiani (44–63). Costante temendo qualche frode a proprio danno decide di allontanarsi temporaneamente verso Ostia: passeggiando un giorno trova un giovane che lo conduce a un palazzo pieno di piaceri, Costante rifiuta di fermarvisi (64–86). Nel bosco incontra un vecchio che lo conduce per un erto monte ad un palazzo, dove si esercitano molti guerrieri, e lo incoraggia a proseguire l’impresa (87–104,4). Costante ritorna ad Ostia e provvede a compiti di logistica (104,5–108). Giunone per odio verso i Romani chiede a Megera di infettare il cuore di Galeno con i peggiori vizi (109–132). Megera infetta Galeno, che si trasforma in crudele tiranno: la città cade nel caos (133–147).
- Libro II per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Giove raduna il consiglio celeste, si rammarica della rovina morale di Roma e ne decreta per questo la caduta, lasciando a uno solo dei suoi abitanti il compito di risollevarla temporaneamente e di ridurla in mano alla Chiesa (1–15). Giunone si rallegra delle parole di Giove e chiede che la città venga abbattuta all’istante, Venere al contrario implora che si salvi il trono e lo si dia a Costante: Giove conferma il suo editto (16–30). Giunone chiede a Marte di spargere il desiderio di guerra nei Romani: Marte si appresta ad eseguire il compito, ma Venere lo ferma e viene rassicurata sul destino di Roma (31–58,6). Galeno prosegue nelle sue scelleratezze, e non si cura dei poteri personali che si affermano in tutto l’Impero (58,7–67). Costante, perso l’appoggio dell’imperatore, convoca i suoi generali e chiede loro consiglio: prima Montio e poi Marzio gli consigliano di uccidere Galeno e poi decidere che fare dell’impero, ma Costante rifiuta la via del tirannicidio (68–89). Pollione consiglia di imprigionare Galeno ripristinare la democrazia, Nerone si oppone sostenendo l’impraticabilità di una tale forma di governo e consiglia a Costante di allontanarsi da Roma per organizzare un esercito senza incappare nelle insidie dell’imperatore (90–108). Costante opta per recarsi in Grecia e in Egitto, dove ricostruire l’esercito (109–114). Giunone compare in sogno a Costante con le spoglie di Sereno e lo esorta a tentare di persuadere Galeno prima di partire, poi chiede all’Invidia di infettare i cuori dei consiglieri di Galeno (115–128). L’Invidia colpisce al cuore due consiglieri di Galeno, Teodoto e Paterno, i quali, incontratisi, decidono di screditare Costante agli occhi dell’imperatore (129–142).
- Libro III per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Costante reputando l’apparizione di Sereno un messaggio divino risolve di non partire da Roma (1–11,4). Teodoto e Paterno screditano Costante usando un pretesto, Galeno ordina che lo uccidano (11,5–23). I due emissari piazzano una carica di polvere esplosiva sotto casa di Costante, che però viene avvertito in sogno da Mercurio e riesce a fuggire (24–46,4). Galeno manda una squadra ad uccidere Costante sulla strada per l’Etruria (46,5–54). Costante in solitudine sta per suicidarsi, viene fermato da un intervento divino e condotto alla grotta di Proteo (55–72). Imprigiona il dio e ne ottiene una profezia: riuscirà a salvare l’imperatore e darà vita ad un florido ramo famigliare con una regina (73–90). Costante è aggredito dalla squadra di Galeno, li uccide tutti meno uno, Caro, a cui affida un messaggio per l’imperatore (91–121,4). Caro seppellisce il fratello e poi si reca da Galeno, nel riferirgli il messaggio di Costante lo ingiuria e poi si uccide, di seguito anche sua madre si suicida (121,5–136). La popolazione si reca sul luogo dell’agguato, le donne si disperano (137–150).
- Libro IV per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Costante raggiunge Populonia e organizza una flotta per partire verso l’Egitto, Venere lo sconsiglia visti i rivolgimenti politici che ci sono stati in Africa e gli prescrive di recarsi dalla regina di Palmira, Zenobia (1–13,5). Giunge un messo di Zenobia, lo informa che la regina lo sta aspettando per portare guerra a Sipario (13,5–22). La flotta prende il mare, il messo Argeo racconta la storia di Zenobia, cacciata dal regno del padre dal feroce zio, il sanguinario tiranno Artemio, e richiamatavi dal saggio Odenato, a cui poi è andata in sposa (23–131). L’invidioso Meonio, cugino di Zenobia, ha però tramato una congiura con Sipario: Zenobia lo è venuta a sapere da Argeo e ora attende Costante per sbaragliare i nemici (132–143). Giunone di concerto con Eolo provoca una terribile tempesta, la flotta ne viene investita (144–168).
- Libro V per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Nettuno placa la tempesta, Costante prende porto con i resti della flotta presso Marsiglia (1–15). Venere si reca da Nettuno, chiede che conceda mare tranquillo per la prossima traversata (16–46). Venere travestita da cacciatrice incontra Costante sul lido, gli dice dove si trovi e gli consiglia di chiedere aiuto alla regina Vittoria (47–64,4). Costante chiede ricetto a Vittoria, la quale si offre di accompagnarlo nella spedizione contro Sipario (64,5–84,2). Venere chiede a Giove se il destino prefisso a Costante sia mutato, lui le risponde di no e le elenca la discendenza che da lui avrà origine (84,3–105). Venere incarica Amore di scagliare i propri dardi su Costante e Vittoria (106–114). Costante e Vittoria si innamorano reciprocamente, poi banchettano (115–122). Amore torna alla reggia, è accolto con grandi feste dai fratelli e dalla madre (123–141). Venere e Amore si recano al banchetto, dove Vittoria chiede a Costante di raccontargli delle vicende occorse all’imperatore (142–148).
- Libro VI per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Costante racconta la vicenda di Valeriano: la prima fase della campagna era stata coronata dal successo, pur nel susseguirsi di una serie di infausti segni premonitori (1–34). Perenne ha concertato il tradimento con i Persiani e ha convinto Valeriano a proseguire la campagna (35–55). Al campo giunge l’infido persiano Surena, che racconta menzogne sulle disperate condizioni dell’esercito persiano di stanza a Cabora: Valeriano decide di andare ad attaccarlo (56–82). Surena conduce l’esercito in una gola, dove vengono attaccati dai Persiani, che ne fanno strage immensa (83–142). Costante ha tentato di liberare Valeriano ormai catturato, ma è finito accerchiato e solo l’intervento di Venere l’ha posto in salvo (143–158).
- Libro VII per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Dopo il lungo racconto gli amanti si separano per la notte (1–8). Costante passa le notti a lamentarsi (9–18). Lo stesso fa Vittoria, la quale chiede consiglio alle sue ancelle: Filidia le consiglia di seguire la propria passione, Fronima di moderarla con la ragione, di non esporsi a un rischio eccessivo (19–53,2). Venere camuffata da Sereno si presenta in sogno a Costante, lo consiglia a dichiararsi a Vittoria, lui acconsente a mandarlo a fare l’ambasciata (53,3–64). Venere si reca da Toringe, alleato e amico di Vittoria, sotto mentite spoglie, e lo induce ad andare dalla regina per convincerla a prendere marito Costante (65–79,4). Toringe parte, arriva a Marsiglia in capo a otto giorni, nel frattempo Venere rassicura Costante e Vittoria (79,5–94,4). Sopraggiunge Toringe, alla fine del pranzo invita i due a celebrare lo sposalizio per il bene comune, Venere stessa sotto mentite spoglie loda il proposito di Toringe (94,5–113). I due interessati confermano il proprio amore, e si celebra il matrimonio (114–124). La Fama ne porta notizia a Regillano re d’Illiria, più volte rifiutato da Vittoria: invoca Giunone perché intervenga, la dea lo rassicura (125–140,2). Venere prosegue ad allietare le nozze (140,3–143).
- Libro VIII per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Tramite Mercurio, Giove incarica Apollo di non mostrarsi per tre giorni, per prolungare la prima notte di nozze (1–26). Vengono indette delle giornate di gare: la prima è la corsa (27–62). La seconda è una finta battaglia (63–80). La quarta è un torneo di lotta (127–152,2). Costante e Vittoria diffondono un editto: che ogni abile in armi si presenti entro quattro mesi, apparecchiato per andare in Oriente (152,3–153).
- Libro IX per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Dopo i quattro mesi l’oste è pronta, viene passata in rassegna (1–54). Proprio alle soglie della partenza giunge a Marsiglia un mostro inviato da Giunone, che innesca una cruenta battaglia (55–82,4). Costante viene rapito dal mostro, finisce in una grotta da cui è impossibile uscire (82,5–95). Sgattaiolando per un cunicolo finisce in una segreta, dove incontra la mesta Felice, figlia di Regillano, rapita e imprigionata assieme ai suoi servi dal ladrone Malarte (96–127).
- Libro X per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Costante punisce Regillano e prende la via di Marsiglia (1–12). Lungo la strada, chiede a un giovane mesto di raccontare la sua storia: costui è Ragusio, infelice figlio di un suddito di Regillano (13–72). Giungono in Illiria, Regillano è contento di dare la figlia per sposa a Ragusio, mentre Costante dà ordine alla flotta di Marsiglia di partire (73–105,4). Costante è indeciso sul da farsi, risolve di partire (105,5–110). Giunone fa rivoltare Regillano, tramite l’Invidia, contro Costante, ma con l’aiuto di Minerva il romano riesce a fermarlo e a deporlo dal regno (111–156).
- Libro XI per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Regillano assedia Epidauro per ritornare in possesso del regno, la città soffre la fame ma resiste, solo grazie al coraggio di Costante viene conquistata e saccheggiata (1–97,4). . Regillano cerca di uccidere di sua mano Costante, ma è trucidato dal popolo (97,5–109). Costante riparte e trova sul lido un cavaliere che sta cercando di togliersi la vita: è Vasconio, che gli narra come Vittoria, per venirlo a cercare, sia finita in mano del rio Cimara (110–133). Costante salva Vittoria e uccide il brigante Cimara (134–161).
- Libro XII per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Costante fa riposare gli uomini, intanto chiede a Vittoria di narrargli cosa è accaduto in sua assenza: ha dovuto sedare un’insurrezione di Mario, autoproclamatosi imperatore (1–19,4). Dopo aver vinto Mario ha invano proseguito la ricerca di Costante nei dintorni di Marsiglia, e quindi ha poi ucciso i due predoni Tosso e Belo (19,5–80). Ha soccorso la figlia di Macriano, Macrina, fuggita dalle mani del traditore Macro e incappata in varie avventure (81–159).
- Libro XIII per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Giunone sprona Lammia, re dell’Epiro, a muovere guerra a Costante: viene vinto facilmente, in sua vece è lasciato Nerone come amministratore del regno (1–26). Costante vince e uccide il ladrone Tolmandro (27–61). Costante trova il corpo di Valeriano, ucciso a tradimento da Galeno e gettato tra gli sterpi insepolto (62–83,4). Giunto a Creusa, vince e uccide il tiranno Mena, custode dei cavalli di Diomede che sfama con sacrifici umani (83,5–142). Giunge a Corinto, vi uccide il ladro e tiranno Ladone, poi a Cencrea, dove impera Nerva, infine a Epidauro, dove si incontra con Sereno e l’esercito (143–159).
- Libro XIV per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Dopo un’invocazione agli dei del mare l’armata parte (1–17). Giunone sprona Aureolo a ribellarsi a Costante: questi appronta una grande armata e viene a giornata navale, ma è sconfitto, con grande guadagno di navi e uomini per Costante (18–101). Dopo un mese di riposo l’armata passa in Asia, viene raggiunta dalla notizia della morte di Odenato, consorte di Zenobia (102–164).
- Libro XV per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Dopo aver raggiunto le sponde asiatiche Costante brucia la flotta, poi si raggiunge Zenobia a Palmira (1–21). Rassegna dell’esercito di Zenobia, cui segue quello di Costante e i generali (22–59,2). Costante parte con l’esercito verso Iera, dove viene a battaglia con Meonio e lo vince, mettendolo in fuga (59,3–132). A sera, Costante raccoglie l’esercito nel vallo: Ortano in cerca del fratello ucciso alla giornata si avventura per la campagna, per errore uccide suo padre (133–158).
- Libro XVI per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Costante alla guida di un ristretto drappello cattura Meonio fuggitivo (1–12). Venere convince Giunone a non perseguitare Costante, la sua ira viene dirottata su Zenobia (13–25). Giunone travestita da Sereno usa lo Sdegno su Aureliano per aizzarlo contro Zenobia (26–44). Lo Sdegno si riversa nel campo romano, ne nasce una zuffa, che Costante seda a fatica (45–59). Invia Claudio e Domiziano a sbaragliare l’esercito di Artaferne, stanziato nelle vicinanze: lo raggiungono e lo assalgono mentre guada un fiume, è una carneficina (60–94). La morte di Pandoro genera l’ira delle divinità fluviali, che sommergono buona parte dell’esercito romano (95–122,5). Claudio torna a Iera, pochi giorni dopo giungono anche Vittoria, Zenobia e il suo ricco corteo (122,6–150).