La cristiana vittoria marittima
di Francesco Bolognetti
Scritto a caldo e edito nel 1572 (Bologna, Alessandro Benaccio), La cristiana vittoria marittima è un poema in tre libri (secondo la maniera dell’epica antica) che narra, nell’ordine, l’antefatto, la preparazione e lo svolgimento della grande battaglia che pose un temporaneo argine all’avanzata dei Turchi Ottomani nel Mediterraneo. Il testo presenta aspetti di pregio, pur rientrando in quella copiosa produzione per la vittoria di Lepanto passata sottotraccia per la sua immediatezza ideologica ed encomiastica, e per gli scarsi esiti stilistici.
Per alcune soluzioni formali e d’impianto (è ad esempio forte la contrapposizione tra i progetti satanici e quelli celesti), il poema si colloca in pieno nel retroterra da cui nasce la Gerusalemme liberata, un testo con il quale intrattiene rapporti che sono di non facile definizione. Come nel caso di Danese Cataneo, la presenza di Tasso nell’ambiente culturale di Bolognetti (il quale fu più volte suo ospite durante il soggiorno in città del napoletano) instilla più di un dubbio sull’univocità delle relazioni tra l’anziano poeta e il giovane apprendista, che alla metà degli anni sessanta aveva già steso il primo nucleo del proprio poema nonché i Discorsi dell’arte poetica. Tra la Gerusalemme liberata e La cristiana vittoria marittima si stabiliscono degli evidenti punti di contatto, di cui è difficile dire la paternità: come che sia, la sovrapponibilità di alcuni loci e di stilemi tra i due testi dà ragione di un milieu ricco di suggestioni, in cui la condivisione delle idee produceva filiazioni destinate a saldarsi nella comune idea dell’eroico.
Bibliografia
- C. Dionisotti, La guerra d’Oriente nella letteratura veneziana del Cinquecento, in Id., Geografia e storia della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1967, pp. 163-182.
Opera e sinossi
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- Proemio (1–3). Riassunto dell’avanzata ottomana verso Occidente (4–10). Gesù rincuora la Madonna e le pronostica l’avvento di un grande capitano (11–21). Michele viene inviato dal Papa a dare conto del progetto divino (22–35). Satana sotto mentite spoglie consiglia Selim a muovere guerra alla cristianità (36–62). Selim ordina di radunare la flotta e prendere Cipro (63–67,6). Su consiglio del perfido ebreo Micheo, Selim progetta una spedizione contro Venezia stessa (67,7–74,4). La fama porta a Venezia notizie dei piani di Selim, il Senato rafforza le guarnigioni nelle terre di Levante (74,5–79). Satana manda i suoi messi a infettare i patrizi veneziani (80–87). Il Papa manda l’armata cristiana verso Cipro per portare soccorsi, lungo il viaggio giunge notizia che l’isola è persa (88–97).
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- Gesù ispira sentimenti di pietà che rinsaldano la lega cristiana (1–5). Gabriele è inviato da Filippo per far sì che affidi il comando della missione a suo fratello Giovanni, risana anche gli indemoniati veneziani (6–21). Filippo affida il comando a Giovanni (22–29). Giovanni giunge a Barcellona e si ricongiunge con Doria, passano a Napoli (30–33). Satana infesta i tedeschi pronti ad essere arruolati a Genova, che ora chiedono le paghe in anticipo per partecipare alla missione (34–46). Grazie al Cielo viene sedata la ribellione dei tedeschi, e la flotta può riunirsi a Messina (47–58,4). Riunito il consiglio, Giovanni riceve pareri discordanti, tra chi vorrebbe prendere il mare e chi invece consiglia di non attaccar briga con gli Ottomani (58,5–72,4). In sogno, un Angelo lo consiglia di attaccare: Giovanni muove l’armata, a Corcira viene a sapere che le forze ottomane sono a poca distanza: dispone lo schieramento e lo fa avanzare (72,5–95). Alì Pascià manda una spia a constatare le forze dei nemici ma questa viene ingannata da un Angelo: quando le due armate giungono in vista il capitano turco si accorge dell’errore nella stima (96–106).
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- Giovanni incoraggia i suoi (1–9). Alì Pascià si rende conto dell’errore strategico, ciò nonostante fa animo agli uomini e li dispone per la giornata (10–24). Dio cambia lo spirare dei venti a favore dei cristiani, alcune navi ottomane si danno alla fuga (25–30). Grandi imprese dei campioni cristiani (31–60). Anche Alì Pascià compie grandi imprese, Dio manda Michele in battaglia: travestito da spagnolo sgomina l’equipaggio della sua capitana e lo uccide (61–73). Altre imprese di vari capitani (74–112). Altre imprese di vari capitani. I Turchi sono messi in fuga (113–121). La battaglia è vinta, Giovanni decide di ridurre la flotta a Corcira (122–134). Giunge un messo da Cipro e racconta la caduta di Famagosta e il tradimento dei Turchi (135–151).