Delle guerre de’ Goti
di Gabriello Chiabrera
Andate a stampa una prima volta nel 1582 e quindi altre tre nel corso del primo decennio del Seicento (1604, 1605 e 1608, con nomi ogni volta differenti), le Guerre dei Goti sono il primo episodio della carriera epica di Chiabrera, un percorso di non poco conto che annovera svariati altri testi. In quindici brevissimi canti (tutti intorno alle cinquanta ottave), vi si narra la fase conclusiva della campagna bizantina in Italia guidata da Narsete, la vittoriosa battaglia contro Teia che liberò la penisola dalla dominazione dei Goti.
Il tema è derivato dall’Italia liberata dai Goti di Trissino, un testo con il quale il poema del savonese intrattiene molteplici relazioni, dallo stile (pur nel contesto dell’ottava rima) ai personaggi, imparentati con quelli messi in scena dal vicentino. Ciò che accumuna non solo i due testi ma il progetto epico loro soggiacente è la condivisione del modello dell’Iliade, riproposto da Chiabrera come archetipo migliore per la scrittura eroica moderna, secondo una modalità di recupero frequente poi nel Seicento in funzione anti-tassiana. Proprio lo spostamento seicentesco dei bersagli polemici ha fatto sì che si tendesse a leggere il poema di Chiabrera in anticipazione di ciò come antitesi della Gerusalemme liberata, una lettura senza prove certe che forza i confini di significato della princeps (che fu edita, si ricordi, nel 1582, un anno dopo il poema tassiano, con il quale qualcosa pure condivide).
Il testo, lungi dall’essere un esemplare precocissimo di poema barocco, porta in sé le tracce di una modalità organizzativa tipica della tradizione medio cinquecentesca: tutto verte sulla figura del toscano Vitellio, richiamato al campo da Dio nel canto I e in grado di rovesciare praticamente da solo, come l’Orlando ariostesco, le sorti del conflitto.
Bibliografia
- L. Cerisola, Il sistema epico di Gabriello Chiabrera, in «Testo», XIV (1987), pp. 45-69.
- La scelta della misura. Gabriello Chiabrera: l’altro fuoco del barocco italiano, Atti del Convegno di studi su Gabriello Chiabrera nel 350° anniversario della morte, Savona, 3-6 novembre 1988, a cura di F. Bianchi e P. Russo, Genova, Costa & Nolan, 1993.
- E. Russo, “Fra pianti e fra pensier dolenti”: una lettura della ‘Gotiade’ del Chiabrera, in «Schifanoia», 22-23 (2002), pp. 207-220.
- A. Corrieri, Lo scudo d’Achille e il pianto di Didone: da “L’Italia liberata da’ Gotthi” di Giangiorgio Trissino a “Delle guerre de’ Goti” di Gabriello Chiabrera, in «Lettere italiane», LXV, 2 (2013), pp. 238-262.
Opera e sinossi
stampa TEI lite criteri di trascrizione
- Canto I per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Proemio (1–4). Narsete riceve il rifiuto del re di Francia alla sua richiesta di aiuti (5–18,4). Il consiglio di guerra dà a Narsete pareri discordanti (18,5–27). Narsete prega Dio, il quale manda Gabriele ad un eremita perché conduca Vitellio in guerra (28–46). Narsete riceve la visita dell’angelo che gli impone di lasciare il comando a Vitellio, quindi si trova Vitello nella tenda e lo accoglie festevolmente (47–57).
- Canto II per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Narsete presenta Vitellio al consiglio (1–14,2). Narsete fa sfilare in rassegna le schiere davanti a Vitellio (14,3–26). Vitellio riceve un’armatura e un cavallo, ordina di preparare le armi per la battaglia del giorno seguente (27–41). I Goti nemici vedono la rassegna dalle proprie posizioni, Teia indice una notturna missione esplorativa per capire se i Romani si sono effettivamente rinforzati (42–46). Teia ordina a rassegna le proprie truppe (47–63).
- Canto III per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Sereno rifiuta l’accompagnamento di Ismaro e Arpalice per la sortita (1–16). Sereno parte nottetempo, seguito di nascosto da Marzia (17–29). Duello tra Sereno e Marzia e morte di entrambi (29–50).
- Canto IV per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Ircano e Ismaro, preoccupati da una visione notturna, escono per cercare Sereno e lo trovano morto, ne mandano notizia al re e si ritirano dalla guerra (1–37,4). Arpalice, constata la morte di Sereno, si finisce (37,5–44). Nicandro fa animo a Teia, dubbioso sulla sorte del conflitto (45–53).
- Canto V per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Vitellio espone il proprio disegno di sortita notturna a Narsete (1–13). Vitellio e Armodio incendiano le torri dei Goti e vengono a battaglia (14–39,4). Armodio muore, i Romani tornano al campo vittoriosi (39,5–48).
- Canto VI per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Vitellio dispone le truppe per la battaglia campale (1–16). Aristie di Cosmondo e Fileno (17–31). Vitellio sbaraglia i Goti sulla propria ala, dall’altra i Latini sono messi in fuga (32–54).
- Canto VII per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Vitellio rovescia le sorti della battaglia e risparmia Idalia, facendola prigione (1–17). Getulio, vista prigioniera la sua amata, si ritira dalla pugna e incontra un cavaliero ferito, che gli parla di sé e gli svela l’identità di colui che ha imprigionato la sua donna (18–48). Vitellio prosegue la strage, è fermato dalla notte (49–52).
- Canto VIII per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Nicandro propone di chiedere una tregua funebre per potersi riorganizzare (1–10,4). Getulio si lamenta (10,5–20,2). Nicandro ottiene sei giorni di tregua, Getulio sfida a duello Vitellio per Idalia (20,3–37,4). Si compiono gli uffici funebri (37,5–52).
- Canto IX per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Il vecchio Orisgonte tenta invano di dissuadere Getulio dal duello (1–14). Orisgonte racconta all’incantatore Rifosco la storia di Getulio e gli chiede aiuto tramite gli spiriti inferi (15–38,4). Getulio veste le proprie armi e si avvia al duello (38,5–53).
- Canto X per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Vitellio batte e uccide Getulio a duello (1–23). Lamento di Orisgonte e suoi propositi di vendetta (24–43). Orisgonte suggerisce a Totila un piano per uccidere a tradimento Vitellio (44–54).
- Canto XI per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Irene accetta, nonostante le reprimende dell’amato, l’incarico affidatole e si appresta a partire per il campo latino (1–26,4). Irene consola l’amato Settimio (26,5–45). Lamento di Settimio (46–51).
- Canto XII per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Breve compianto di Vitellio sui compagni morti (1–6). Irene si fa trovare da Vitellio e gli racconta una falsa storia (7–29). Vitellio la rassicura, lei se ne innamora (30–38). Irene è data in compagnia a Idalia, alla quale confida il proprio piano (39–51).
- Canto XIII per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Irene decide di dichiararsi a Vitellio (1–15). Vitellio la rifiuta, lei gli rivela la congiura (16–49,6). Vitellio, visti i patti infanti, sprona i suoi alla guerra (46,7–52). Idalia fugge a avvisa Totila, che a stento riesce a tenere insieme l’esercito sgomento (53–60,4). Lamento di Settimio (60,5–65).
- Canto XIV per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Irene osserva la battaglia da sopra il tumulo mortuario eretto dai Latini (1–6). Aristia di Vitellio che combatte nel fiume (7–29). Una freccia uccide il cavallo di Vitellio, Narsete prega per la sua salvezza (30–44,5). Vitellio riesce a uscire dal fiume nonostante i Goti abbiano gettato dei tronchi (41,5–50). Irene si suicida di fronte a Settimio gettandosi dal colle (51–56).
- Canto XV per vedere le sinossi clicca su Opera e sinossi
- Vitellio uccide Settimio (1–9). Vitellio dà la caccia a Teia e lo uccide (10–24). Narsete loda Vitellio, il quale non chiede premi (25–35). Nicandro chiede e ottiene un salvacondotto per i Goti superstiti (26–49).