Firenze
di Gabriello Chiabrera
Puntuale nell’inserirsi in una discussione sull’epica sorta intorno a casa Medici, Chiabrera manda alle stampe nel 1615 il Firenze, un breve poema che in nove canti racconta le vicende del mitico rifondatore della città distrutta dai Fiesolani, Cosimo Medici. Le vicende editoriali di questo poema sono piuttosto interessanti, in parte per l’alto numero di edizioni nel corso del secolo (se ne contano altre tre, oltre la princeps, nel quinquennio fino al 1619), in parte per la revisione cui l’autore sottopone il testo. Riscritto in endecasillabi sciolti, uscirà in due diverse edizioni, la prima in quindici libri (Firenze, Ciotti, 1628; Ferrara, Rinaldi, nello stesso anno), la seconda in dieci (Napoli, Scoriggio, 1637), segno di un lavorio ininterrotto per oltre un trentennio.
Il racconto è basato sulla Cronica di Villani, con una fedeltà al dettaglio che sorprese in negativo anche Belloni: Chiabrera non manca di narrare del travestimento da cocchiere prima e da amazzone poi di Cosimo, strumenti non proprio eroici adottati per penetrare nel castello del tiranno Feralto. Su questa base, il savonese opera per contaminazione, spesso forzata, con modelli letterari classici: il lamento di Arnea, futura consorte del cavaliere toscano, prende spunto dall’esempio della Didone virgiliana e così i giochi del canto IV, posti al centro quantitativo del poema, ricordano sommariamente quelli dei Teucri nel poema del mantovano; infine, la strage dei Fiesolani nella reggia di Feralto non può che fare eco all’Odissea.
Chiabrera, insomma, si mantiene fedele al proprio ideale di poesia epica, fornendo un testo più vicino per natura al poemetto celebrativo che al poema eroico: brevità, fabula non complessa, taglio fortemente encomiastico sono elementi che se da un lato lo isolano dal contesto della coeva produzione epica, dall’altro lo riportano all’esperienza pregressa del savonese, alla Gotiade e ai poemi di soggetto ariostesco.
Bibliografia
- A. Belloni, Gli epigoni della Gerusalemme liberata, Padova, Draghi, 1893, pp. 149-158.
- G. Amoretti, Il “Firenze” di Gabriello Chiabrera, in La scelta della misura. Gabriello Chiabrera: l’altro fuoco del barocco italiano, Atti del Convegno di studi su Gabriello Chiabrera nel 350° anniversario della morte, Savona, 3-6 novembre 1988, a cura di F. Bianchi e P. Russo, Genova, Costa & Nolan, 1993, pp. 231-246.
- G. Cerisola, Il “Firenze”: dalle ottave del 1615 ai versi liberamente rimati del 1637, in La scelta della misura, cit., pp. 247-253
Sinossi opera non trascritta
- Canto I per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Proemio (1–3) In Fiesole si apprestano dei giochi (4–5,4) Tra gli esuli fiorentini rifugiatisi in Val d’Ambra qualcuno suggerisce di abbandonare la Toscana, qualcun altro propone invece di combattere (5,5–15) Policarpo predice che la città risorgerà grazie a un Medici (16–19) La maga Dirce convoca gli spiriti inferi perché proteggano Fiesole, ma questi le dicono che Dio lo impedisce loro (20–29,4) Si reca dal castellano Feralmo, gli fa giurare che impedirà ai fiorentini di riedificare la loro città (29,5–54) Torna al proprio antro (55–60).
- Canto II per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Feralmo convoca alcuni suoi nobili conterranei, chiede la loro opinione su quanto dettogli da Dirce (1–13) Finalto si prende l’impegno di uccidere Cosmo Medici, ad altri due nobili viene dato il compito di rafforzare il castello (14–23) Si munisce il castello di uomini e armi (24–27) Giungono al castello tre bellissime donne da Volterra e Siena, sono accolte da Elvira, moglie di Feralmo (28–36) Due Angeli si recano da Dio, il primo chiede che Fiesole sia risparmiata, il secondo che si dia corso alla riedificazione di Firenze (37–48) Dio dice che punirà i superbi e darà pace ai fiorentini (49–53) Finalto ha intanto radunato un piccolo drappello di cavalieri (54–61).
- Canto III per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Il vecchio Pirro incita Cosmo, giovane cacciatore, a vincere Fiesole (1–14,4) Cosmo riprende la caccia, trova una giovane che l’invita a seguirla in una caverna: nello speco un tuono orrendo fa quasi perdere i sensi al giovane (14,5–26) Fuori dall’antro si apre un giardino dominato da un castello: vi entrano, il giovane viene presentato alla regina del luogo, che gli offre il suo aiuto (27–43,3) Il castello scompare, Cosmo si trova faccia a faccia con Finalto e i suoi uomini: uccide il capitano e fa strage degli altri (43,4–60).
- Canto IV per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Calata la notte Cosmo si addormenta, Dio gli mostra una visione che il giovane non riesce a interpretare (1–9) Al suo risveglio trova un vecchio eremita, gli spiega chi fossero i cavalieri che ha appena ucciso e gli dice di dirigersi a Fiesole, dove incontrerà una donzella che lo aiuterà (10–21,4) Cosmo chiede di poter sapere il futuro della città, ne ottiene una profezia sui destini della propria casata (21,5–39,4) Cosmo giunge a notte alle rovine di Firenze (39,5–46) Trova ospitalità presso la casa di Damageto de’ Bardi, che gli racconta alcuni episodi dell’assedio (47–69).
- Canto V per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Un cavaliere scampato alla strage porta a Feralmo notizia della morte di Finalto e del suo seguito (1–8,2) Giunge al castello anche la bellissima Ippodamia (8,3–15) Tutte le donzelle si agghindano per farsi ammirare dai cavalieri, gli ospiti convitano e bevono ascoltando le storie di un citaredo (16–41) Dio manda un terremoto per avvisarli della loro prossima rovina, i fiesolani non ci fanno caso (42–44) Proseguono nella loro festa: si fa una gara di canottaggio (45–63) Quindi una di corsa a cavallo (64–73).
- Canto VI per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Il banchetto prosegue, gli invitati innaffiano con vino i propri scherzi (1–8) Viene poi proposto un torneo storico sul tema della vittoria contro Firenze (9–20) Cosmo ha assistito a tutti i festeggiamenti travestito, giunge a teatro, dove si sta apprestando un crudele scontro tra due uomini e un leone (21–31) Impietosito dalla sorte dei due sventurati si getta nell’agone e uccide la belva (32–36) Arnea nottetempo pensa all’impresa di Cosmo, non sa se abbandonarsi all’amore o mantenere un contegno regale (37–50) La balia Nicandra si offre di aiutarla con una pozione, le chiede di raccontarle cosa la affligge (51–57).
- Canto VII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Arnea, nipote di Feralmo e legittima erede al regno, sdegna l’aiuto di Nicandra perché non vuole cedere ad amore: la balia tenta di convincerla ricordandole il pericolo che corre per via dello zio (1–12) Arnea si affida a Dio, poi passa una notte travagliata pensando all’amato (13–25,2) Nicandra organizza un incontro, Arnea narra a Cosmo dell’assassinio della sua famiglia da parte di Feralmo (25,3–45) Cosmo le giura che ucciderà Feralmo, ma non sa come penetrare nel castello (46–48) Nicandra lo fa travestire da cocchiere ed entrare nella fortezza al loro seguito, Arnea viene invitata a mensa da Elvira, accetta a patto che possa travestirsi da amazzone (49–55).
- Canto VIII per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Dio decide che è ora di riedificare Firenze (1–14,4) Michele è mandato da Cosmo ad avvisarlo del compito che deve compiere (14,5–21) Travestito da amazzone Cosmo penetra nella sala del banchetto: uccide Feralmo (22–30) Fa strage dei convitati (31–57).
- Canto IX per vedere le sinossi clicca su Sinossi opera non trascritta
- Uno spirito infero porta a Dirce notizia della morte di Feralmo (1–9,4) Dirce si reca al palazzo, sprona i fiesolani a uccidere Cosmo (9,5–14) Cosmo riceve aiuti divini, Dirce se ne avvede e fugge in Colchide (15–25,4) All’alba Michele raduna i fiorentini che ammirano lo scempio fatto da Cosmo, lo elogiano (25,5–39).