La Cleopatra

di Girolamo Graziani

titolo
La Cleopatra
autore
Graziani, Girolamo
data di pubblicazione
1632
curatore
Artico, Tancredi
revisore
Franzini, Giampaolo
licenza
-
collocazione
Biblioteca Civica Bertoliana, Vicenza
indice di affidabilità
buona (2)
pagina a cura di T. Artico

La prima prova epica di Graziani vide la luce a Modena nel 1631, in una primitiva versione in tre canti; successivamente ampliata ai definitivi tredici, fu ridata alle stampe nel 1633, nel 1653 e, a testimonianza di una sua qualche fortuna, di nuovo nel 1670.
Per quanto frutto di un ingegno giovane, come sottolinea lo stampatore nella lettera di prefazione a scusarne le mende, la Cleopatra già porta in sé l’impronta di una scrittura eroica che troverà compimento nel maturo Conquisto, e in particolare quella duplice tendenza che se da un lato porta all’accentuazione del dato sensuale e erotico, dall’altro dimostra la volontà di riassumere gli schemi narrativi dell’epica in un unico grande poema. Così, schiacciati dalla netta prevalenza del dettato lirico (e, se si vuole, tragico), troviamo nello scheletro del racconto i motivi della navigazione, della naumachia, dell’assedio, quasi a voler convogliare in un unico blocco tutto il portato della tradizione epica occidentale. Un poema eroico a tutti gli effetti quindi, per quanto sui generis e fortemente influenzato da un modello sotterraneo per niente scontato come l’Adone di Marino: il serpente con cui la regina si suicida si innamora di lei e tentando di baciarla la morde e la avvelena, in maniera analoga a quanto succede al personaggio mariniano con il cinghiale.
Il tentativo troverà un compimento effettivo nel Conquisto, mentre in questa sua prima fatica Graziani si mostra interessato in prevalenza a dati esornativi e lirici, facendo prevalere sulla narrazione la descrizione degli affetti e dei lussuosi paramenti di corte, una vera carrellata di esotici “oggetti desueti”. Ciò nonostante, sono già in nuce vari temi cardinali della scrittura in ottave seicentesca: la pietas del capitano, il suo trionfo e i sontuosi apparati celebrativi, l’insistenza sui funerali conferiscono non solo un profondo senso politico al testo ma lo permeano anche di tinte allegoriche riconducibili alla meditatio mortis tipica del Barocco.

Opera e sinossi

stampa TEI lite criteri di trascrizione