Raffaello Gualterotti
Niente si sa della vita di Raffaello Gualterotti: toscano, nato intorno alla metà del Cinquecento (1543), fu sempre in contatto con la corte medicea (cui dedicò la maggior parte della propria produzione scritta), e morì nel 1638. Fu, a detta di Cinelli Calvoli, che ne dà per il resto uno scarnissimo specchietto biografico, «grand’astrologo e gran poeta».
La scarsità di notizie è tanto più sorprendente se si considera il corpus di opere lasciatoci dal poeta toscano: se ne contano quasi una decina andate a stampa, a partire dalle Rime del 1581 (ampliamento delle Vaghezze sopra Pratolino, Firenze, Giunti, 1579), stampate nella città dei gigli presso il fido Sermartelli, che di Gualterotti curerà svariate altre edizioni. Seguirono La Verginia (Firenze, Sermartelli, 1584), «rappresentazione amorosa» in cinque ragionamenti, il Polemidoro (Firenze, Giunti, 1600), un poema cavalleresco in quindici canti che rappresenta il lavoro più corposo dell’autore, e, infine, un volume di Discorsi (Firenze, Giunti, 1605) di taglio scientifico «sopra l’apparizione della nuova stella e sopra le tre oscurazioni del sole e de la luna nel anno 1605», come detto nel frontespizio.
Bibliografia
- G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, Venezia, Albrizzi, 1746, tomo III, p. 87.