La Fiesole distrutta

di Giandomenico Peri

titolo
La Fiesole distrutta
autore
Peri, Giandomenico
data di pubblicazione
1619
licenza
-
collocazione
Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia
pagina a cura di T. Artico

La Fiesole distrutta (Firenze, Pignoni, 1619) racconta in venti canti della distruzione della città toscana da parte di Cesare e della fondazione, sempre per mano del condottiero, di Firenze. L’argomento è d’invenzione dell’autore, inverosimile tanto quanto il modo in cui viene trattato: in maniera del tutto irrealistica vi si trova un Cesare impaludato in un assedio che, dopo la fuga di Catilina da Roma, dura da undici anni, alle prese con la resistenza feroce del re cittadino Ircano soccorso da contingenti scandinavi e danubiani e, soprattutto, con le arti occulte del mago nero Zambardo, che costituisce in pratica il solo motivo di resistenza della città.
Il poema è eroico a livello d’epidermide (vi si racconta una guerra d’assedio, disturbata dagli errori degli eroi, sul modello tassiano), ma il suo interno è costituito da una materia caotica che non si lascia facilmente comprendere in un modello epico. Non esiste un movimento preciso nella storia, che si riavvolge continuamente intorno ai disturbi di Zambardo: i «cavalieri» (così detti da Peri, con vistoso anacronismo: non l’unico del poema) tornano e ripartono continuamente dal campo senza che intervenga un principio ordinatore. Il disordine della fabula, che procede per espedienti minimi e sempre identici, si riflette sulla struttura del poema, che non si dà cura di duplicare, dove necessario, situazioni già messe a testo in precedenza (gli inganni amorosi subiti più volte da Rosmondo, solo per citare l’esempio più vistoso). Il testo che ne scaturisce è dunque privo di quella coerenza interna identificata da Tasso come fondamentale per l’eroico, pur presentandosi formalmente come tale, ma assolve il compito che, con tutta probabilità, si era prefisso: il matrimonio tra Rosmondo e Mirtilla da cui deve discendere, secondo il mito di fondazione, la dinastia medicea si compie, tra igli insistenti (se ne contano almeno tre, non proprio brevi) elogi della corte.

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