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Anversa liberata

di Pseudo-Marino

Canto II

testo e note a cura di T. Artico | criteri di trascrizione
ultimo agg. 23.03.15 21:06

Gli assediati mandano a chiedere soccorso al principe d’Orange (1-2)

1Ma nell’empia cittade il caso fiero
di spavento e di duol la gente ingombra.
Non riguarda il senato al ciel ch’è nero,
porge il foco alle cere e lo disombra;
s’aduna, e vuol ch’al general guerriero
vada corrier pria che sen vada l’ombra,
scuopra il misero stato e sproni il corso
al consiglio ugualmente ed al soccorso.

2Il Principe d’Orange è quel che regge
la ribella d’Iddio superba gente,
famosissimo eroe mentre alla legge
del Cielo umiliò l’inclita mente.
Stassi in Olanda e per sua regia elegge
Delf, ove ’l passo accelerò dolente,
lui che da scuro manto, a scuro cielo,
coperto se ne va tra l’ombre e ’l gielo.

Farnese arringa il suo consiglio di guerra: impone la presa dei due forti della città sullo Scalde e la costruzione di un ponte di barche (3-19)

3Ma del Farnese pio l’alto pensiero
lo punge ad affrettar l’assedio imposto,
onde il seguente dì volge il sentiero
vêr quella parte ove il Masfilte ha posto.
Di sì famoso pondo il fiume altero
nel porta a riva, ed ei, cauto e nascosto
quanto può, l’ime fosse e l’alte mura
con fedeli argomenti appien misura.

4Masfelte onora e la guerriera gente
con affabil sembianza a gloria esorta;
poi s’accommiata e nella regia mente
della forte città l’assedio porta.
Giunge et impon chiamarsi immantinente
Gianpier, ch’è già su l’onorata porta;
entra, e ’l duce sovran di parte in parte
suo gran pensier con esso lui comparte.

5Venne costui dalla famosa terra
che, mentre al cielo i fondamenti aprio,
fera nell’ampie viscere sotterra
setolosa e lanuta discoprio.
Tromba pia lo condusse all’aspra guerra,
lo spronò, l’animò l’amor d’Iddio:
questi con arti dedalee, se vuole,
correr fa i monti e i raggi assedia al sole.

6Suo petto è ’n guerra a par d’ogni altro ardito,
forte a par d’ogni destra è la sua mano,
vivo al consiglio, all’opera spedito,
co ’l ministro minor grave et umano;
quindi amato è da’ suoi, quindi è gradito
il suo valore al principe sovrano,
sì ch’ad ogni guerrier la mente ascosa
del comandato assedio in lui riposa.

7L’un trae l’altro discorso, e non è donno
(perché non molta via resti alle stelle)
ancor degli occhi affaticati il sonno,
bench’alla posa ad ora ad or gli appelle;
pure affrenan se stessi e se non ponno
dar l’ultimo ornamento all’opre belle
poco si avanza; e si ritira il duce,
scarco il pensiero, ad aspettar la luce.

8Ma quando in Oriente al corso alato
con le piume d’argento ella s’accinse
e l’aura, pettinando il crin del prato,
di ghirlandette di bei fior lo cinse,
dal suo breve riposo alzando il lato,
egli co ’l Re del Ciel tutto si strinse.
Poi, tolto a’ preghi dilettosi e caldi,
a’ suoi si mostra e fa chiamar gli araldi,

9et indice il consiglio, e non appena
dal labbro glorioso il suono è sciolto
che sala angusta eroi famosi han piena,
di marzial fierezza in lieto volto.
Robai e Giorgio Baste in un vi mena
volere amico entro a’ quei petti accolto,
Giovanni il Giusti e presso è l’Oliviera,
e di Gonzaghi due, coppia guerriera.

10Co ’l Berghe e i Capizucchi e’ due dal monte
son Masfelt, Bevilacqua e Modragone;
tra l’Altapenna e Lanzavecchia e ’l conte
di Bucquir, Landrean ride e si pone;
Niccolò Bast e ’l Bentivoglio a fronte
su ’l limitar sentiero opposto pone;
Giovan d’Aquila intanto entra primiero
ed è l’estremo ad apparir Gianpiero.

11Non accoglie i guerrier dorata sede,
una stanza più segreta e più capace;
sono assisi però come concede
luogo e tempo contrario all’aurea pace.
Ecco il duce de’ duci entrar si vede
che maestoso gli rimira e tace;
si posa, e scorge i cor ne’ volti loro,
poi scioglie in questo dir labbro sonoro:

12«Forti guerrier d’Iddio, ch’ove è ’n periglio
il santo onor ch’a Dio rende la Chiesa
co ’l ferro avidamente e co ’l consiglio
correte alla magnanima difesa,
ecco Anversa infedel che v’offre al ciglio
il frutto e ’l fin d’ogni passata impresa,
e su macigno d’ostinati cori
fonda la base eterna a’ vostri onori.

13Voi, per domare i suoi ribelli in terra
l’eterna Providenza ha ’n terra eletti,
come elesse Michel per l’aspra guerra
ch’ordio Satan su gli stellati tetti;
pari è ’l servaggio santo, or voi sotterra
le stanze aprite a gli ostinati petti,
e l’umano valor ne’ brandi vostri
alle spade celesti ugual si mostri.

14Da voi chiede sua merce il sangue offerto
per prezzo in croce, e vi disegna a parte
con se medesmo all’ineffabil merto
di chi la gran salute altrui comparte.
Così in battaglia ugual guerriero esperto
affronta il re della tartarea parte
e l’atterra e ’l trafigge e gli ritoglie
il fasto alter dell’usurpate spoglie.

15Perciò tanto sudor, tant’anni e tanti
dal sen vi tragge il trionfale usbergo,
perciò tante città gran tempo erranti
ora serve d’Iddio lasciate a tergo,
perciò del freddo Arturo i dì tremanti
vi dan sul ghiaccio ancor gradito albergo,
e passate perciò tra le ruine
di ferro e ’l foco: or ecco Anversa è ’l fine.

16Traggon da lei, come dal prato i fiori,
succo vital queste province intorno,
e ben ch’a’ salutiferi liquori
del Ciel molti per voi faccin ritorno,
pur s’ella sparge i velenosi umori,
come far la veggiam di giorno in giorno,
temo di recidiva al fin non mòra
chi è malfermo in sua salute ancora;

17ché, forsennate, ove ’l piacer le ’nvoglie
corron con passi desiosi e pronti
a quel tosco infernal l’umane voglie
che si nasconde in dilettose fronti.
Dunque il dragone ond’il velen si scioglie
con l’usato valor da noi s’affronti:
angue non è di cui non sani il morso
con valoroso e subito soccorso.

18Corriam veloci ad aitar quel seno
onde al gran corpo si deriva il danno,
e ’l braccio vostro, al cui valor vien meno
ciò che posson gli abissi e ciò che sanno,
mostri el prove usate al Ciel sereno,
sollevi al mesto Vatican l’affanno,
rendala all’auree stelle, e nel vederla
gioisca il Ciel della trovata perla.

19Or degli orsi umanati ispido il pelo
come ben rada il vostro ferro impare.
Vengane pur: l’aspro viaggio e ’l gielo
quanti consumeranno e quanti il mare!,
ché ben omai dal tempestoso cielo
dei fidi l’acque e ’l campo eletto appare,
e ’l principe medesmo all’empia porta
accostar non si può s’onda no ’l porta.

20Or mentre in tale stato Anversa attende,
qualunque egli si sia, l’altrui soccorso,
mirisi pur d’intorno alzar le tende,
senta il cor suo come la fame ha ’l morso,
e ’n tanto ove si curva il fiume e scende
sotto Lillò con men veloce corso
improviso guerrier giunga, e la priva
de’ forti opposti in su l’opposte rive.

21Così ’l terror del bronzo fulminante
fia de’ navigi ostili aspro ritegno,
ma per che resta ad ora ad ora errante
il colpo all’ondeggiar del mobil segno,
fermo ponte fondar su l’onda errante
sarà gloria, Gianpier, del vostro ingegno.
Ed ella, incatenata, aspetti poi
tardo soccorso a gli estermini suoi».