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Anversa conquistata

di Fortuniano Sanvitali

All’illustrissimo cardinal Farnese

testo e note a cura di T. Artico | criteri di trascrizione
ultimo agg. 22.11.15 9:58

All’illustrissimo e reverendissimo padron colendissimo, il signor cardinale Farnese

Nello spiegare poeticamente il conquisto d’Anversa a me a punto è avvenuto, come a quel pittore il quale desiderando pure di rappresentare in una ben larga tela qualche grande storia (non conoscendosi a ciò fare bastevole) il tutto accortamente col suo pennello ristringe in picciola tavola accennando a pena quelle cose che molto grandi all’altrui vista rappresentare dovea; perloche Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima isdegnare non voglia tale mio accennamento della più riguardevole impresa fatta dal già massimo Alessandro, di lei degno padre, anzi l’aggradisca e volentieri nella sua riverita protezione l’accetti, e per lo soggetto eminentissimo di cui tratta e per l’affetto devotissimo di cui tal fattica la consacra.
Qui baciando umilissimamanete il lembo delle sacre vesti di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima rimarò ambizioso della sua autorevole bona grazia possente ad ingrandire altrui.
Di Parma, l’ottava di San Pietro, 1609

Di Vostra Signorie Illustrissima e Reverendissima umilissimo e devotissimo servitore
Fortuniano San Vitali

 

All’illustrissimo e reverendissimo signor cardinale

Che a voi consacri con me stesso è dritto
questo nuovo mio parto, ancor umile,
glorioso ODOARDO, il qual simile
l’animo avete al padre vostro invitto.
Quanto di lui, audace, in carte ho scritto
è nulla, ma più pronto altero stile,
desto dal mio, seco da Battro a Tile
forse n’andrà, termine altrui prescritto.
Risorga un altro Omero, il qual poi canti
l’armi vittrici del romano Atride
più giuste e mosse per cagion più degna.
Vere fur l’opre sue, fur grandi i vanti
ch’ei riportò di varie genti infide,
ond’altrui guerreggiare ancora insegna.

 

Alli giudiciosi lettori

Opera è questa cominciata da me in tempo di lungo e disagevole essilio e fra dure a cavilose liti fornita; in comporre la quale non ho curato di altro fare salvo che di costituire una forma di poetico panegirico di tutta la serenissima Casa Farnese sopra l’imprese fatte dall’invitto prencipe Alessandro nelli Paesi bassi, ma in specialità nella conquista d’Anversa. E se ci fusse alcuno il quale a difetto mi volesse arrecare l’avere io scritto ciò in versi liberi più tosto che nell’ottava rima, come quella di che pare che pure le moderne orecchie solamente s’appaghino, e di questa si veggono da me già composti gli Avvenimenti di Arianna e la Caterina martire, io senza qui adurre in campo le molte ragioni le quali militano dalla parte del verso sciolto, quest’una dirò senza più, che in ciò fare mi sono eletto per duce Giovanni Giorgio Trissino, gentiluomo e chiaro poeta de’ suoi tempi, il quale scrisse la sua Italia liberata in versi liberi e dalla rima sciolti, Inoltre, se paresse ad alcuno che lo stile non fosse molto sostenuto o molto metaforico, ricordisi che lo stile è di due maniere, l’uno detto magnifico, l’altro dilucido: questo ho usato, per essere egli al mio acquistato dalla lunga essercitazione più somigliante. Per tanto da me usare qui si vedranno sentenze aperte, le quali si possono domestiche adimandare e communi altresì, a cui non è nulla di sottointeso o di oscuro.
Conosco però, e confesso per vero, che l’impreso mio soggetto si converrebbe ad una eminente e celebre penna, che di esso (come mi giova di augurare che avvenirà) formi o poema eroico o verace storia, acciò che la futtura età impari nuovi documenti di scienza militare.

SI NON VIRES ANIMUS