ARGOMENTO
Ad Anversa s’accampa il duce intorno.
Proemio (1-12)Quell’io che in sacri affettuosi carmi
la vergine cantai di Cristo sposa,
la cui salma portàr gli Angeli a Sina,
a dir m’accingo del Farnese invitto
5l’armi che conquistàr la forte Anversa;
Musa, dammi al soggetto egual lo stile.
Or tu, del Vatican fermo sostegno,
prendi, Odoardo, in queste carte accolto
del mio ricco disio povero dono:
10novo Icaro, no ’l niego, audace i’ volo
per l’ampio ciel de la verace lode
del tuo gran genitor, stirpe di Marte.
Farnese riceve in sogno il suo avo Carlo V, che lo esorta a riprendere la guerra (13-46)Omai sett’anni rivolgeva il sole
che de i popoli in Fiandra e de’ soldati
15tenea Alessandro il freno, e mille
ribellanti falangi a forza estinte
e ’n poter suo molte città ridotte.
Era ne la stagion che ancor non cede
del lume a suo fratel Cinzia l’impero
20quando, essendo in Tornai il prode eroe,
a pena chiusi gli occhi a lui rassembra
veder uom veglio d’atra nube uscito
scoprir gran luce, ond’egli d’improviso,
di meraviglia insolita ripieno,
25le labbra aperse a dimandar chi fosse,
quando tal voce rissonare udio:
«Conosci l’avo tuo, son Carlo quinto,
a la cui mortal gloria il Cielo amico
per loco dare un mondo al mondo aggiunse,
30che a grand’uopo, nipote, mi ti scopro.
Nuncio del Ciel son io, che de l’impresa
a cui t’appresti avrai vittoria certa,
e molto di fatica e di periglio
vi sosterrai, ché a’ tuoi desir l’Inferno
35veggio, se bene in van, co ’l mondo opporsi.
Intanto ogni guerrier più saggio aduna
e svelandogli ’l chiuso alto pensiero
tutta con mezzo tal l’oste avalora
a conquistare la città possente,
40che per tornar quella smarrita greggia
al sacro ovile ha Dio te solo eletto.
Va, vedi e vinci, e con le tue vittorie,
di cui fia tromba la verace fama,
te stesso inalza e la real tua prole».
45Detto così l’imperator s’immerse
ne la sua nube, e ’n un con lei partio.
Farnese arringa il suo consiglio di guerra e lo sprona a combattere (47-113)Sorto era il giorno; il prence gli occhi alzando
più non rimira alcun né parlar sente,
ma nel pensiero attonito e confuso
50fra se medesmo ripensando volge
chi parlò, chi gli apparve e che gli disse,
se vision fu quella o sogno vano.
Novo spirto non già ma più fervente
ecco in lui nasce d’assalire Anversa,
55donde furtivamente in questo punto
al duce arriva messaggiero amico
con dargli aviso, ond’affrettò l’impresa,
quinci ei veloce fuor de le tende
esce, che a pena il sol esce dal Gange.
60I primi stanno de la regia corte
attendendol di fuor, cinti di ferro;
quivi co i minor duci essendo intrato
a far consiglio, egli da l’alto seggio
lor parla gravemente in questa guisa:
65«Forti guerrieri miei, che militando
pur meco sotto a questo algente cielo
vinte molte città, domi gli alteri
Franchi in guerra più volte ancora avete,
che de’ Belgi aspiraro invano al regno,
70mentre rivolgo in me l’alto pensiero
gran tempo avuto d’acquistare Anversa,
nuncio fedel da la cittade uscito
fra molte cose ond’avvisommi ei disse
che molti sono i diffensor, ma sono
75tutti fra lor discordi e senza capo
che sia di Marte ne gli affari esperto.
Andiam dunque a le mura, ché a la nostra
vista nascer colà potria tumulto,
e co ’l tumulto agevolarsi il varco.
80Né già dubiti alcun che manchi ’l vitto
mentre d’assedio la città fia cinta,
ch’oltre ch’ei sarà breve, avremo contra
popol molto confuso e de lo Scalde
provisto abbiam come serrare il passo;
85il passo onde se ’n van fastosi e baldi
i collegati legni a l’alte mura.
Porgeranno le terre a noi soggette
con l’altre ancor le vettovaglie al campo,
quelle indotte d’amor, queste da tema.
90Così torrassi a l’assediate mura
ogni soccorso de l’amica gente.
Come poi soggiogato Anversa fia,
con la fertile Olanda e la Zelanda
in poter nostro facilmente avremo,
95e l’armi ispane temerà l’Inglese.
Mentre dunque che Dio co ’l suo favore
benigno aspira e la fortuna il crine
ne porge amica, e le benigne stelle
ci prometton felice ogni successo
100non mancate a voi stessi, al valor vostro,
in cui ripongo la vittoria e ’l vanto.
Voi vinceste Mastrich e voi vinceste
Brada, Lira e Tornai, dov’or mi trovo,
con molt’altre città: sì fia d’Anversa,
105in cui rinchiusa è quella gente istessa
già da voi superata. Amici, Anversa
il capo, il seggio è de la guerra nostra,
accelerar, non differir dobbiamo
a mover l’armi, ché sovente solo
110diè la celerità vittoria altrui».
Sì disse a pena il glorioso eroe
che un grido universal tosto seguio,
lieto approvando la bramata impresa.
Rassegna dell’esercito spagnolo (114-163)Poich’egli al suo voler concorde scopre
115esser de’ suoi guerrier la mente ardita,
impon che ’l dì seguente in largo spazio
tutto si mostri a lui schierato il campo.
Fra molti armati il capitan s’invia
vêr quella parte ove spiegati avea
120la bellicosa gente al ciel sereno
alti stendardi e ventilanti insegne.
Dal balcon d’oriente i raggi d’oro
scopriva il chiaro apportator del giorno
quando mostrossi in ordine ogni schiera
125fuor di Tornai al caminare accinta.
Arde la terra e ’l ciel per tanti lampi
ch’escon da l’arme luminose e terse,
e de i tamburi e de le trombe il suono
rompendo l’aria invigorisce i cori.
130Partesi lieto ad un sol cenno il campo
drizzando i passi a la città gran meta
de le belgiche lunghe aspre fatiche.
Diecemilla su ’l Reno algente nati
muovon nel mezzo a l’oste a la battaglia,
135con le grand’aste e con gli usberghi in dosso.
Vanno quinci a sinistra i fier Sassòni,
gente che, qual torrente o folgor suole
a le nemiche ville incendio apporta,
e stragge a i campi, a gli animanti morte;
140e questi son quattromila in sella
e d’arme brune leggiermente armati.
A destra diecemilla insieme i passi
stendon Valloni e fedei Belgi e Ispani,
e son nervo del campo e son pedoni.
145Poi d’italiche lance, onor di Marte,
armate venti compagnie d’appresso
seguon costoro. D’archibugi carchi
son diece compagnie d’uomini forti,
che a più lievi destrier premono il dorso.
150Passano di valore a tutti e d’armi
e di cavalli i venturieri inanzi,
pomposamente armati. Il prence assiso
ne vien sovra destrier su ’l Mincio nato,
che i venti al corso alteramente sfida
155e con la spuma il fren dorato imbianca,
e de l’antica madre ognor calpesta
coi piè ferrati l’arenoso dorso
e ne sparge d’intorno un nembo oscuro.
Poi altri in sella d’armatura lieve
160precorrono gli Ispani et il sentiero
assicurano al campo, a cui fan siepe
le carra, entro al cui grembo e polve e palle,
di guerra il vitto et ogni arnese è posto.
Gli Spagnoli arrivano alle porte di Anversa e sistemano gli alloggiamenti (164-212)A forza prende per istrada il duce
165d’Amore il forte et altri forti appresso.
Giuntosi a vista de la ricca Anversa,
in Beverno il gran Farnese alloggia.
Quivi pon la sua sede; a l’altre genti
in Strabuch e in Callò le stanze assegna.
170Poscia parte da lor avendo a lato
sempre tre fidi e forti suoi campioni;
colà s’invia dove a le stelle inalza,
d’arco teso in sembianza, alteramente
le grosse mura la città superba
175in riva al fiume, in cui si specchia e bagna.
Gran baloardi e molti a lei fan cinto
e muro inespugnabile d’intorno.
Ei, giunto in vista a la nemica terra,
quanto più può vicino e più celato
180s’accosta al giro altero, il corso, il sito
di lei, de l’acque e del castello osserva.
Indi fatto ritorno a le sue tende
altri a quercie tagliar, altri comparte
a cavare il terreno, e poscia farne
185ripari atti non pure a le difese,
ma per locarvi i bellici tormenti.
Né permette a’ soldati che ne l’ozio
impigriscano punto, anzi occupati
in varie opre lor tiene e giorno e notte:
190altri solcando con veloce legno
depreda per lo Scalde a suo talento;
altri scorrendo il gran paese intorno
ne riporta gran preda; altri calpesta
i colti campi e de i coltori ingordi
195l’aspettate speranze ancide in erba,
né già vi manca chi l’insidie tenda
o chi ’l nimico a guerreggiar ne sfidi.
Da l’altra parte non tralascia il belga
ardito nel timor, d’usar quell’arme
200ch’ei crede al suo bisogno acconcie e preste:
bombare antiche e nove in su le mura
ei dispone e comparte, e insieme aduna
guerrieri eletti e lor dispensa i gradi.
Entro scorre a la terra a squadra a squadra
205di numeroso stuol gente animosa;
l’armata gioventù su per la mura
in ogni parte si raggira e freme
e d’ogn’intorno appresta et armi e foco.
Talor machina insidie e nel profondo
210di buia notte impetuosa n’esce,
e d’improviso occultamente assale
de l’essercito ispan le guardie prime.
Gli assediati rompono le dighe intorno alla città e allagano la campagna: si viene a battaglia navale (213-269)Aprono ancora in varie parti il fiume
e rompon gli Anversani i dicchi suoi,
215onde non possa il capitano ibero
accostare a le mura i gran tormenti,
e sì lo Scalde altero il corso s’apre
che quasi al mare il solito tributo
togliendo par che a se medesmo il renda.
220Qual già se ’l re de gli altri irato fiume
cavalcò ruinoso i campi bassi,
de’ ferraresi il grande Alfonso estense,
di cui vissi fanciullo un lustro in corte,
vid’io frenargli con l’impero il corso,
225tal con argini grandi e con ripari
quivi Alessandro il prencipe Farnese
da l’onde s’assicura e le reprime.
Fuor de l’acque apparire a pena i tetti
scorger ponno e de gli arbori le cime
230i Belgi, e quel terren ch’era sentiero
a le stridenti ruote è fatto albergo
di veleggianti bellicosi legni,
e d’ogni parte già scorron vagando
e gli uni e gli altri in su gli armati pini.
235Ora cede l’Ispano, or cede il Belga,
a vicenda così tema et ardire
fan con certo periglio incerta guerra.
Come fra lor ne l’aria i venti avversi
s’azzuffano del pari, e cotal zuffa
240lungamente è dubbiosa, che ned essi,
né cedono le nubi o vinto è ’l mare,
ogni cosa fra sé di par contrasta,
così egualmente nel naval certame
si combatte, s’offende e si difende.
245Sol per incenerir l’Ibero il foco
lancia ne i legni, il Belga poi lo spegne.
Bellico e fiero ardor eccita ognuno,
e dolce per l’onor fassi la morte,
e la speranza più gli animi accende.
250Guerreggiando in tal guisa entro lo Scalde
onde si veggon per l’ardente face
risplender del gran fiume ambe le sponde,
sdegnando così lungo egual contrasto
veder con gli occhi stessi il duce invitto,
255con le bombarde orribilmente tuona
e fulmina et affonda i pini avversi,
come là su nel Ciel romoreggiando
irato Giove e querce e torri abbatte.
L’onda ne porta i remi, qui le panche
260d’ogni parte combuste a nuoto vanno,
et a fatica a gli Anversani intera
parte rimase de le navi. Quale
veggiam gran stormo di colombi scemo
da i crudi artigli d’un augel rapace
265ritrarsi impaurito a i tetti amici,
tarpato i vanni, il sen molle di sangue,
tali di ricoverarsi ebbero in sorte
a l’alte mura i fuggitivi legni,
squarciati i lini e l’alte antenne rotte.
Preparativi degli Anversani per far battaglia sullo Schelda (270-301)270Non però avean di timoroso affetto
ingombri il cor, ma disprezzando ancora
le forze ispane, ogni speranza i Belgi
ponean ne l’alte e ben guardate mura
de la città. Credean fermo riparo
275lo Scalde dilatato e mille squadre
e mille navi a sua difesa pronte.
Di sicura speranza i petti colmi
fremon di sdegno e d’ira, onde si sente
fra loro un sussurare, un suon più grave
280che non fa il vento ne gli ombrosi boschi,
o ne l’irato mar l’onda che freme.
Non è però che affidi Anversa audace
sol nel proprio valor tanta difesa,
che, da giusto timor mossa, Zelandi,
285Olandi, Franchi et Angli e Scotti assolda.
S’odono già le collegate terre
armi formare, e nel fabril lavoro
con spessi colpi tempestar l’incudi:
vide a punto così ne i foschi orrori
290di Mongibello, e udì l’antica etate
trattare il ferro con maestra mano
Sterope, Pragmon, Vulcano e Bronte.
Chi batte il duro acciaro in varie guise,
chi gli arbori riduce in lunghe antenne,
295chi taglia e ’n copia molta i remi appresta,
chi le sarte raccoglie e chi dispiega
le vele; altri ne fa l’ancora adunca
che su i liquidi flutti i legni affrena;
chi inarbora le vele e chi ne l’acque
300i remi pone, e chi le ciurme adatta
con fatica e con arte a solcar l’onde.