Giovanni Villifranchi

pagina a cura di T. Artico

Nato a Volterra da una famiglia di umili origini grossomodo al principio degli anni Settanta del secolo (il padre era un conciapelle, la madre una popolana), Villifranchi fu autore prolifico e apprezzato, per quanto poco noto. Della sua gioventù si hanno sporadiche notizie (quasi nulla si sa sulla giovinezza, mentre è accertato che fu chierico), ma i documenti sono abbastanza per tracciarne un profilo intelletuale: dapprima fu animatore dell’Accademia dei Sepolti nella città natia, mentre dal 1603 membro dell’Accademia degli Intronati e di quella della Crusca. Dai primi del Seicento risiedette in pianta stabile a Firenze, come segretario del cardinale Virginio Orsini, con la possibilità di partecipare ai più prestigiosi circoli intellettuali e svolgendo mansioni di poeta e al contempo di organizzatore culturale. A proposito di quest’ultima attività sono da segnalare l’organizzazione delle feste per la visita di Cosimo II a Volterra e la Barriera, una giostra accompagnata da azioni sceniche ideata per il carnevale del 1613. Il poeta si spense, giovanissimo, nell’estate dell’anno dopo. Tra le varie opere andate a stampa Villifranchi si distingue per una copiosa produzione drammatica: dopo l’esordio del 1594 con l’Astrea, una favola pastorale fondata su modello tassiano, nel 1600 mandò ai torchi ben tre favole sceniche, La fuga d’Erminia, la Cortesia di Leone a Ruggiero, e Gl’amori d’Armida, che già dai titoli rimandano a un interesse per l’epica cinquecentesca non relegato alla scrittura in ottave.

Bibliografia

  • L. Pirruccio, Giovanni Villifranchi. La ‘fabbrica’ delle favole sceniche di Ariosto e Tasso, Bulzoni, Roma, 2011.

Elenco delle opere